lunedì 31 marzo 2008

Un decalogo per il Paesaggio

Intervista apparsa su "La Repubblica" (26 Marzo) ad Asor Rosa, concentra l'attenzione sulla assenza nella agenda politca di alcune questioni fondamentali per il Paese: Ambiente, Territorio, Paesaggio. Questi tre temi non sono avulsi o slegati dalla concreta realtà della nostra vita, ma rappresentano tre "grandi insiemi" di risorse da cui far scaturire sviluppo, modernità, qualità della vita, finenze ed attività economiche. Questo stato delle cose, questa "visione", la nostra miope classe politica non l'ha ancora ben percepito. Il Risultato più evidente ed immediato di questo (lo spero) momentaneo disinteresse per tali questioni è quello di dover assistere alla campagna elettorale più magra nei contenuti degli ultimi vent'anni.
Se questo disinteresse, però, invece di essere dettato dall'attuale ed eccezionale situazione politica (che ha generato scompiglio e concentrazione dei tempi) si dimostrasse sintomo di una patologia cronica dei nostri politici, le conseguenze per il nostro Paese sarebbero ben più gravi di una noiosa battaglia politica.

Già in Eddyburg.it
Autore: Erbani Francesco

Un decalogo per ambiente, territorio e paesaggio. Dieci questioni - dal tumultuoso incedere del cemento alle politiche energetiche, dai rifiuti alla tutela dei beni culturali - che la rete dei Comitati toscani, nata dopo la denuncia dello scempio di Monticchiello, in Val d´Orcia, ha messo a punto in questi giorni di campagna elettorale, imputando un po’ a tutti gli schieramenti un caduta di tensione. È un documento composito, che va anche oltre la scadenza del voto, una delle prime elaborazioni della vasta ramificazione di comitati che dalla Toscana si è estesa in altre regioni - le Marche, l’Umbria, la Liguria, il Veneto, la Lombardia - coinvolgendo ormai parecchie migliaia di persone.
«Partiamo dalla premessa», spiega Alberto Asor Rosa, che della rete è stato il promotore, «che l’ambiente, in un paese ricco di eredità, ma fragile e vulnerabile, è al tempo stesso un bene primario e un obiettivo primario. Detto in altri termini: è il metro di misura da cui far discendere la credibilità e la sostenibilità di ogni programma elettorale».

E ciò non sta accadendo, a vostro avviso?
«Assolutamente no. Qualcuno parla di ambiente e di territorio, ma sembra di ascoltare discorsi che stanno a distanze siderali dai problemi reali. Molti non ne parlano per niente».
Un panorama desolante.
«Nel quale, però, salutiamo con favore l’approvazione delle modifiche al Codice dei Beni culturali. Nonostante alcuni compromessi, dovuti al braccio di ferro fra il Ministero e le Regioni, la nuova versione del Codice contiene meccanismi chiari di protezione del paesaggio, sottraendoli al puro arbitrio comunale e regionale. Le battaglie condotte dalla nostra rete sono fra quelle all’origine di questo ripensamento».
Voi siete favorevoli a un maggior accentramento delle competenze in fatto di tutela?
«La protezione del paesaggio è un processo che riguarda tutti i livelli istituzionali, Stato centrale e Regioni. La Convenzione europea prevede che siano le popolazioni le protagoniste di questa attività, e non solo le popolazioni che risiedono in quei luoghi. Per dirla semplicemente: la tutela della Val d’Orcia è una questione che riguarda anche chi abita in Sicilia. E lo Stato ne è garante. L´idea che a decidere siano solo i residenti o i politici del posto oltre agli interessi economici più immediati è aberrante. E lo è ancora di più quando si spaccia questo per partecipazione».
Uno dei punti chiave del vostro documento è l´arresto del consumo di suolo.
«L’espansione edilizia degli ultimi anni ha assunto proporzioni inimmaginabili. I dati dimostrano che è ormai scollegata da ogni esigenza abitativa. Noi chiediamo che prima di consumare altro suolo, per ogni bisogno che vada al di là di necessità sociali (le case per i giovani o per gli immigrati, per esempio) si riutilizzino strutture esistenti. Non si può spacciare per modernità la costruzione di seconde, terze e quarte case, di villaggi turistici abitati un mese l’anno, di centri commerciali che paralizzano il traffico».
Ma i Comuni sostengono che senza i soldi che incassano grazie a queste concessioni edilizie non possono andare avanti, non hanno fondi per gli asili o anche per pagare gli stipendi.
«È un gioco perverso. Un cortocircuito. Da una parte si incassano soldi, ma poi si dilata sempre più il territorio urbanizzato per cui servono sempre più servizi. E ancora più soldi. La verità è che l’imprenditoria privata è in grado, anche nelle regioni amministrate dal centrosinistra, di imporre scelte urbanistiche ambientalmente distruttive».
Un altro capitolo del vostro documento è dedicato alle grandi infrastrutture...
«...che concorrono a modernizzare l’Italia e a promuovere il suo sviluppo solo se inserite in una programmazione complessiva. E solo - mi permetta un’osservazione apparentemente banale - se fatte bene: l’Italia abbonda di infrastrutture mai terminate o che si sono rivelate del tutto inadeguate. La verità è che dietro alle spinte per realizzare le cosiddette Grandi Opere ci sono interessi di imprese. Prenda la vicenda dell’Autostrada tirrenica, che la Regione Toscana vuole assolutamente realizzare rifiutando l’ipotesi di ammodernare e potenziare l’Aurelia. Noi chiediamo che venga rivista profondamente la Legge obiettivo e che torni la valutazione di impatto ambientale, che ora è limitata al solo progetto definitivo di un’opera».
Voi chiedete la valutazione di impatto ambientale anche per gli impianti che producono energia alternativa.
«Certamente. Noi vogliamo promuovere le fonti energetiche rinnovabili, l’eolico, il solare, insieme a programmi seri di risparmio e di efficienza. Ma la condizione per realizzare impianti energetici è la loro compatibilità con l’ambiente e con il paesaggio. Intere zone della Toscana sono devastate da un uso improprio, fortemente speculativo, delle risorse geotermiche».
Tutti i punti del vostro decalogo si sintetizzano in una richiesta: maggiore partecipazione. Non si rischia in questo modo di allungare i tempi di approvazione di qualunque opera?
«Non confondiamo. Le lungaggini sono di ordine burocratico e amministrativo. Quello che chiediamo è che le associazioni e i comitati possano partecipare alle decisioni che sempre più frequentemente avvengono fuori della pianificazione ordinaria, al riparo da qualunque discussione o dibattito. Le scelte che riguardano stravolgimenti territoriali non possono essere prese nel chiuso di una stanza, lontano anche dai Consigli comunali o regionali, e poi comunicate ai cittadini interessati. Il nostro è un progetto di una democrazia territoriale partecipata».

LA RETE DEI COMITATI PER LA DIFESA DEL TERRITORIO

SI RIVOLGE ALLE FORZE POLITICHE CHE SI PRESENTANO ALLE PROSSIME CONSULTAZIONI POLITICHE GENERALI PER IL GOVERNO DELL’ITALIA

La Rete dei Comitati per la difesa del territorio, nata in Toscana due anni or sono, ma ormai in fase di diffusione sull’intero territorio nazionale, ha scelto di non partecipare alle prossime consultazioni politiche generali del 13 e 14 aprile prossimi e di non dare indicazioni di voto.
Considera tuttavia tale scadenza come importantissima, forse decisiva, per le questioni dell’ambiente e del territorio italiano; e chiede perciò alle forze politiche che vi si presentano, di pronunciarsi sulle questioni che ora noi sottoponiamo loro.
È fin troppo facile, infatti, constatare che, nei programmi di governo fin qui presentati, e nel confuso dibattito che ne è seguito, i temi riguardanti l’ambiente e il territorio italiani sono stati proiettati a distanze siderali da quelli più intensamente affrontati (qualche forza politica non si prova neanche ad affrontarli).
Al contrario, la posizione della Rete insiste su questa primaria e fondamentale

PREMESSA

L’ambiente (il territorio, il paesaggio, i beni culturali, le condizioni della vita, individuale e associata, in tutte le sue forme) rappresenta, in un paese ricchissimo di eredità di ogni tipo ma al tempo stesso fragile e vulnerabile come l’Italia, il bene primario, il problema primario, l’obiettivo primario: il metro di misura, dunque, da cui far discendere la credibilità e sostenibilità dei programmi considerati nel loro complesso (e non viceversa, come solitamente accade).
Accanto all’ambiente noi porremmo, per motivi che si possono facilmente cogliere, quelli della formazione e della ricerca: temi che meriterebbero un discorso a parte, e su cui intendiamo ritornare, ma che abbiamo voluto semplicemente evocare perché fosse chiaro il quadro delle relazioni e della complessità, cui facciamo riferimento.

SEGNALI DI CAMBIAMENTO

Prima di entrare nel merito, tuttavia, la Rete sente il bisogno-dovere di salutare l’approvazione del nuovo Codice del Paesaggio, elaborato dalla Commissione coordinata da Salvatore Settis e sostenuto dal Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli, come un segnale positivo, che inaugura una strada da difendere e rafforzare. Nonostante alcune mitigazioni, seguite al braccio di ferro tra Ministero e Regioni, tale Codice contiene infatti meccanismi chiari e ineludibili di protezione e controllo del paesaggio italiano, sottraendoli al puro arbitrio comunale, provinciale e regionale. Non è secondario per i comitati affiliati alla Rete rilevare che le battaglie da essi sostenute, dallo scoppio del caso Monticchiello in poi (agosto 2006), sono state alla base del processo che ha portato a tale approvazione. È lecito dubitare che ciò sarebbe accaduto se i Comitati non avessero infuso nuova linfa nel movimento ambientalista italiano.
Allo stesso ordine di fattori va ricondotta l’approvazione di quell’emendamento alla Finanziaria 2008, che stanzia una somma rilevante (15.000.000 di euro per tre anni) al fine di demolire insediamenti particolarmente rovinosi all’interno dei siti UNESCO, quand’anche autorizzati.
È la testimonianza che nulla è veramente irrimediabile e che il nesso movimenti-istituzioni può essere totalmente ricostruito su nuove basi, se la spinta è abbastanza forte per farlo.
Si tratta, ovviamente, solo delle manifestazioni iniziali di un processo, che avrà bisogno, per svilupparsi, di una grande chiarezza ideale e di una somma di energia straordinaria, destinata a svilupparsi per canali inusitati rispetto ala vecchia tradizione politico-partitica.
In questa direzione si muovono i seguenti dieci punti, che sottoponiamo per ora all’attenzione delle forze politiche impegnate nella campagna elettorale, chiedendo che esse si pronuncino sul loro spirito e sui loro obiettivi.

PUNTI DI PROGRAMMA

1. Modernità e sviluppo
Le parole ‘modernità’ e ‘sviluppo’ ricorrono nei programmi elettorali dei partiti e in molte regioni sono il viatico di politiche che riguardano l’utilizzazione del territorio e delle sue risorse.
Non è modernità, tuttavia, proseguire o addirittura incrementare il consumo dei suoli non edificati a fini speculativi; non è sviluppo la costruzione di seconde, terze, quarte case e villaggi turistici che distruggono il paesaggio, la grande casa comune degli italiani; non è né sviluppo né modernità la proliferazione di centri commerciali che incrementano il traffico automobilistico e innescano nuove urbanizzazioni in località periferiche. In sintesi, non crea ricchezza durevole il consumo di risorse territoriali senza un progetto adeguato alle sfide del nostro tempo.
Analogo discorso vale per la costruzione di infrastrutture di trasporto, la produzione di energia, lo smaltimento dei rifiuti. La loro programmazione settoriale, la ricerca di fonti energetiche alternative senza una valutazione del loro impatto sistemico, il ricorso esasperato al project financing che spesso comporta una progettazione economica solo dal punto di vista del gestore, sono operazioni che denunciano una grave carenza di una reale modernità che deve essere praticata con approccio olistico, partecipato e tecnologicamente avanzato.
La Rete dei Comitati propone che tutti i consumi di risorse territoriali, ambientali e paesaggistiche che esulano dalla soddisfazione di bisogni sociali (giovani, immigrati, fasce più povere della popolazione) siano subordinati al riutilizzo e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti, a progetti di sviluppo basati sulla ricerca, la formazione, la produzione di servizi, le tecnologie risparmiatrici di energia.

2. Dimensione statutaria del paesaggio
La riforma del titolo V della Costituzione è stata interpretata da molte Regioni, la Toscana in testa, come una patente di autonomia dei Comuni, rispetto a qualsiasi direttiva o prescrizione sovraordinata. La tutela del paesaggio è invece un processo che riguarda tutti i livelli istituzionali e, secondo la Convenzione europea del paesaggio, deve vedere come protagoniste le popolazioni: non solo quelle che ‘abitano là’, ma quelle che sentono legami di appartenenza con quel luogo e quel paesaggio, ciò che a volte vuole dire l’intera umanità. L’idea che a decidere siano unicamente residenti del posto e gli interessi economici più immediati, spesso male interpretati, è aberrante e tuttavia viene spacciata come ‘partecipazione’.
Il Piano di Indirizzo territoriale della Regione Toscana è esemplare a questo proposito, dissolvendo la disciplina paesaggistica in quella territoriale e riducendo il ruolo di Regione e Province a quello di fornire raccomandazioni e indirizzi che possono essere tranquillamente non rispettati dai Comuni cui fanno capo tutte le verifiche di conformità.
La Rete dei Comitati propone che la disciplina di tutela del paesaggio – definita come Pianificazione paesaggistica – sia distinta dalla pianificazione territoriale, anche se a questa organicamente collegata. La tutela del paesaggio deve essere sottratta alla variabilità del piano ed assumere un carattere statutario, di natura costituzionale. Lo statuto del paesaggio, articolato in vari livelli, deve cioè essere considerato un’invariante cioè non modificabile se non mediante procedure particolari in cui sia centrale la partecipazione dei cittadini.

3. Cementificazione del territorio e consumo di suolo
Ad una fase di espansione edilizia che riguardava soprattutto i principali centri urbani ed era giustificata come risposta al bisogno primario di case, è seguita una fase in cui lo sviluppo delle città si è progressivamente scollegato dalle necessità abitative.
All’ulteriore urbanizzazione dei centri urbani si è aggiunto un altrettanto diffuso attacco al territorio rurale, fino a tempi relativamente recenti risparmiato, perché considerato non appetibile, ed ora oggetto di interesse da parte di operatori italiani e stranieri e di capitale altamente speculativo (spesso di dubbia origine), attratto proprio dal pregio del paesaggio e dalla sua attuale “spendibilità”.
L’imprenditoria privata è oggi in grado anche nelle Regioni amministrate dai partiti di sinistra, di imporre scelte urbanistiche ambientalmente distruttive e operare una gestione privata del territorio attraverso offerte alle amministrazioni locali che quando non conniventi hanno una ridotta capacità di resistenza a causa del cronico disavanzo finanziario in cui versa l’intero settore degli enti locali.
La Rete dei Comitati chiede, oltre a quanto già esposto – e cioè che dietro ad ogni consumo di suolo vi sia un progetto di reale modernizzazione – di tagliare il cortocircuito perverso per cui i Comuni sopperiscono alle esigenze di bilancio attraverso gli oneri, di costruzione di urbanizzazione, ritornando a quanto era previsto dalla legge 10 del 1977 (la legge Bucalossi).

4. Grandi opere e infrastrutture

Grandi opere e grandi infrastrutture, come le linee dell’alta velocità, i raddoppi e le varianti autostradali, il ponte sullo stretto di Messina, non sono automaticamente opere che concorrono a modernizzare il Paese e a promuoverne lo sviluppo, dipendendo quest’ultimo dalla qualità delle opere stesse e dal loro inserimento in una programmazione complessiva. L’Italia abbonda di infrastrutture e attrezzature non finite o che si sono rivelate inadeguate rispetto ai loro scopi o addirittura controproducenti.
Dietro alle spinte alla realizzazione di qualsiasi opera e al rifiuto pregiudiziale di ogni voce critica stanno spesso gli interessi economici di grandi imprese talvolta colluse con settori della politica e dell’amministrazione. La vicenda dell’Autostrada tirrenica, dove la Regione Toscana rifiuta pervicacemente di prendere in considerazione l’ipotesi di adeguamento e messa in sicurezza in sede della statale Aurelia (soluzione da lei stessa approvata nel 2000 e già sottoposta con parere favorevole a VIA) è esemplare a questo proposito.
La Rete dei Comitati chiede una profonda revisione della Legge 443 del 2001 (la legge Obiettivo) e del delegato Decreto Legislativo 190 del 2002. Ciò significa, fra l’altro, reintrodurre la possibilità di opzione zero, ora vanificata dal fatto che il soggetto aggiudicatore, oltre che del progetto preliminare è anche autore dello studio di impatto ambientale, mentre la VIA viene effettuata solo sul progetto definitivo. Significa, inoltre, che le procedure della VIA devono reintrodurre la possibilità di un’effettiva partecipazione dei soggetti interessati, secondo quanto disposto dalla Direttiva 337/1985 del Consiglio della Comunità europea.

5. Politiche energetiche
Urge la redazione di un serio e coerente “piano energetico nazionale”, che preveda programmi di risparmio di efficienza dell’energia e la promozione diffusa delle fonti energetiche rinnovabili (solare, eolico, ecc.), purché la loro realizzazione sia ecocompatibile sul piano ambientale e paesaggistico.
È evidente che occorre uscire dall’era del petrolio e degli altri combustibili fossili, senza per questo ricadere nel pantano, ideologico e pratico, del nucleare. Il metano come combustibile di transizione è accettabile, ma con la garanzia che sia utilizzato in quota percentuale tale da garantire il rispetto dei parametri fissati da Kyoto sull’“effetto serra”. Sono invece incompatibili i “rigassificatori di gas liquido”, perché sono impianti ad alto rischio per l’ambiente e le popolazioni.
Analoghe considerazione andrebbero fatte a proposito della “geotermia”. Ci sono intere zone del paese (per esempio, in Toscana, il Monte Amiata, ma altri casi si potrebbero citare) devastate da un uso improprio, altamente speculativo, delle risorse geotermiche.
Su tutto questo presto bisognerà ritornare. Come nelle proposte di trivellazioni di territori d’alto valore ambientale (Val di Noto, Val d’Orcia), che, dopo un primo momento di arretramento, sembrano tornare alla carica, spesso con l’avallo delle Regioni interessate.
Nell’immediato, la Rete dei Comitati chiede urgentemente che le Regioni rendano obbligatoria la procedura di VIA per tutti gli impianti di produzione di energia alternativa di dimensioni tali da alterare in modo sensibile la qualità del paesaggio e in particolare per i parchi eolici, proprio a causa del loro impatto paesaggistico.
In particolare, per potere meglio definire e approvare un Piano Energetico Regionale, in Toscana si rende necessaria una moratoria sulla localizzazione dei nuovi impianti e una loro valutazione partecipata, che prenda in considerazione il ciclo integrale dell’energia sotto l’aspetto urbanistico, paesaggistico, ambientale e sanitario, al fine di contenerne e diminuirne l’impatto globale sul territorio.

6. Emergenza rifiuti
La dimensione e la drammaticità della “emergenza rifiuti”, verificatasi particolarmente in Campania, ma presenti anche in altre Regioni, i colossali e inutili sprechi di denaro pubblico, l’incompetenza e le collusioni dei vari segmenti del ceto politico, il serbatoio colossale di “autofinanziamento” creatovi ai propri fini dalla delinquenza organizzata, fanno di questo punto uno dei cardini di un programma ambientale nazionale e al tempo stesso sconsigliano da ricette facili e affrettate.
È evidente, sul piano strategico, che occorre elaborare e praticare una diversa politica dei rifiuti fondata sulla loro drastica riduzione (e dunque sull’adozione di un diverso modello di vita), la raccolta differenziata porta a porta, il riciclaggio sistematico con l’adozione di nuove tecnologie non inquinanti (impianti di trattamento a freddo).
Nell’immediato l’uso sorvegliatissimo degli inceneritori deve tendere al tempo stesso alla loro progressiva chiusura ed esaurimento.
È necessario altresì adottare piani regionali di smaltimento, che fronteggino con soluzioni eque e partecipate le reazioni particolaristiche, le quali tuttavia appaiono giustificate in molti casi dallo stato di abbandono e di disagio delle popolazioni più direttamente investite dall’increscioso fenomeno.

7. Politiche dei Beni culturali. Rafforzamento delle sovrintendenze
È evidente che affrontare in maniera corretta in Italia il problema della tutela ambientale comporta anche l’adozione di serie ed efficaci politiche dei Beni Culturali.
Ci limitiamo su questo punto a osservare che, se l’adozione del Codice Settis va considerata un passaggio serio e non semplicemente un manifesto delle buone intenzioni, sarà necessario in tempi brevi operare un rafforzamento massiccio, qualitativo e quantitativo delle Sovrintendenze, alla cui operosità va ricondotto in buona parte l’oggettivo funzionamento di tale meccanismo.

8. Partecipazione
Tutti i “punti del programma” precedentemente elencati risulterebbero vani, se non fossero attraversati e modellati da questo: la partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione del territorio. Una partecipazione che deve andare ben oltre il consenso e la rappresentazione formale, per divenire occasione di consapevolezza, di vertenza, di difesa ed in particolare di progetto e di nuovi rapporti tra amministratori e popolazione, verso una “democrazia territoriale partecipata”.
A questo proposito la Rete dei Comitati ritiene necessario che sia promossa una reale partecipazione dei cittadini, riuniti in associazioni, nonché delle associazioni ambientalistiche, nell’iter di elaborazione dei piani e soprattutto nelle decisioni, sempre più frequenti, che avvengono al di fuori della pianificazione ordinaria, mediante decreti legislativi delegati, o attraverso conferenze di servizi rese di fatto inaccessibili ai cittadini. Analoga partecipazione deve essere prevista nei procedimenti di valutazione (valutazioni di impatto ambientale, verifiche preliminari, valutazioni ambientali integrate ecc.).
La Rete inoltre chiede che sia disciplinata e resa omogenea la normativa riguardante gli strumenti referendari in modo che sia effettivamente praticabile per tematiche di impatto territoriale e accessibile con certezza del diritto e costi contenuti per i cittadini.
Per quanto riguarda specificatamente la Toscana la Rete chiede che sia rivista in alcune parti la legge sulla partecipazione sia per quanto riguarda il dibattito pubblico relativo ai “grandi interventi”, sia per il sostegno regionale ai processi di partecipazione. Riguardo al primo punto, appare insoddisfacente che il soggetto proponente possa “proseguire a sostenere il medesimo progetto sul quale si è svolto il dibattito pubblico, argomentando motivatamente le ragioni di tale scelta”, ma ignorando nella sostanza quanto emerso in fase di dibattito. Riguardo al secondo punto, bisogna evitare che il sostegno regionale si traduca in una burocratizzazione della partecipazione, e in una contrapposizione manipolata fra gruppi di interesse.

9. Legalità
In Italia il rispetto dei piani e delle leggi è diventato un fatto facoltativo, affidato alla discrezionalità delle amministrazioni. In Toscana, ad esempio, è sempre più diffuso il fenomeno di strumenti urbanistici comunali che non solo ignorano le disposizioni del PIT e dei piani territoriali delle Province, documenti peraltro di mero indirizzo, ma che ostentano una plateale inosservanza della legge di governo del territorio (LR 1/2005) senza che né le Regioni, né le Province vogliano o possano intervenire.
Giusto promuovere la cooperazione dei vari livelli istituzionali, giusto che la pianificazione non sia una cascata di prescrizioni localizzate a dettaglio crescente, ma non si può supporre che bastino le esortazioni a produrre un buon governo del territorio. Una volta sancito un patto, bisogna che questo sia rispettato dai contraenti e il rispetto delle leggi di governo del territorio non può e non deve essere esterno a queste stesse leggi.
La Rete dei Comitati chiede che le Regioni e, in particolare la Regione Toscana, introducano nella legge del governo del territorio procedure di controllo che sanzionino in modo efficace l’inosservanza delle leggi da parte delle amministrazioni locali.

10. L’Ambiente e il Voto
La Rete dei Comitati constata (e lo abbiamo già detto) che nei programmi e nel dibattito pre-elettorale il “grande assente” è l’ambiente: il territorio, il paesaggio, il patrimonio culturale italiano; oppure è ridotto ad un catalogo di genericità e di buone intenzioni (la formula “ambientalismo del fare” sembra preludere purtroppo più a “politiche del fare” che a “politiche dell’ambientalismo”).
La Rete ritiene perciò utile mettere in circolo idee e proposte precise e circostanziate in materia. Chiediamo, per orientarci e orientare, risposte altrettanto precise e circostanziate e a tal fine sollecitiamo la collaborazione degli organi di informazione, nazionali e locali, regionali e locali, al fine di rendere visibile un tale eventuale dibattito.

Le somme, ovviamente, si tireranno nei giorni del voto.

Firenze, 26 marzo 2008

sabato 22 marzo 2008

Sei al Barbera se...

Ricordate il famoso "sei di palermo se:"? Dalla sua pubblicazione sono sorti molti cloni e forse il più interesasnte (per noi che di questa realtà facciam parte) è quello pubblicato sul sito tifosirosanero.it che, poichè mi è piaciuto parecchio e avendo già pubblicato in questo blog la vesione origninale del "tormentone", voglio qui riproporvi.

Buona lettura e buone risate (e, visti i tempi magri che passano in quel di Viale del Fante, ci stanno tutte!).

SEI AL BARBERA SE….

1) se il rivenditore dei ghiaccioli li annuncia con "U sapuri ru gol".

2) se il tipo anziano che siede accanto a te, all'improvviso si alza e corre verso il campo dicendo ad alta voce all'arbitro "Arbitru, u curnutu un si tu, ma iu che viegnu ou stadio".

3) se all'89° il Palermo perde e Miccoli sta per tirare un calcio di punizione dal limite e senti il tipo dietro di te, che volgendo lo sguardo verso monte pellegrino, dice "Rosalia, dacci un'occhiata".

4) se senti un commento del genere: “si Montesano è bravo...però è troppo dribblimante”.

5) se un quarto dei sediolini dello stadio è diventato un museo permanente di storia naturale sull'evoluzione e sulla statificazione della cacca di piccione nei secoli.

6) se non riesci più a distinguere i ghiaccioliiii...dai facciouliiii.

7) se dopo due passaggi sbagliati anche se sei Maradona vieni fischiato.

8) se dopo tre anni di serie A cominci a vedere i seggiolini svuotarsi gradualmente.

9) se senti qualcuno chiedere cosa fa la Juve alla fine del primo tempo.

10) se " ***beep***...forte...ca' pompa...cchiù forte!!!.

11) se dopo un contrasto poco ortodosso: "rumpicci 'i 'amme a ddu' cuinnutu".

12) se senti la formazione del palermo annunciata agli ultrasuoni da Caterina: PalEEEeeeיייטטטטטטיייeeeeeeטטטיייטטייEErrrrmo!!!...

13) se compri una coca-cola dal ragazzo che passa tra gli spalti e lui fa sempre finta che gli manchi il resto "t'ha dari 50 centesimi cucì (zù per i più anziani in segno di rispetto)".

14) se l'annunciatrice urla come un'ossessa e quando speackera le formazioni, per pronunciare il nome di Carvalho de Oliveira Amauri ci impiega lo stesso tempo che occorre per pronunciare gli altri 10.

15) se anche nella partita Palermo-Siena o Palermo-Roma o Palermo-Udinese... "Chi non salta è catanese eh! eh!".

16) se il tizio dei gelati riesci a farti avere, anche da un settore distanti decine e decine di metri da te, il Cornetto algida completamente integro.

17) se fuori dallo Stadio, ogni 5 metri, c'è il tizio che grida "passa tiampu" (come ingannare il tempo), ovvero colui che vende "u scacciu" (calia e sementi).

18) Se in un ipotetico pareggio a 2 giornate dalla fine con le squadre che hanno raggiunto i risultati a cui ambivano............... a primo passaggio sbagliato dall'una o dall'altra senti dire o dici.........." nè pasta chi sardi"........

19) Se all'inizio della partita con il Palermo sotto di un gol....." st'annu a viu mali, non c'è gioco cu arriva ca vinci e cumanna" salvo poi a fine partita col Palermo vincitore " un ci n'nè pi nuddu, vinciamo lo scudetto....."

20) Se senti un commento del genere "Caracciolo avutru chi airone mancu cardiddu è" !

21) Se all'ennesimo gol subito il tifoso seduto dietro esclama :"E s'abbruciaru i crocche' ".

22) se acqua allo stadio non ne vendono...

23) Se durante Palermo-Roma Capuano colpisce la traversa e il tuo vicinolampìa, Zaccaiddoooo si na atta!!!"

24) Se il tipo due file sopra di te grida a Simplicio (che è brasiliano): " 'un si' buonu mancu pi arancia 'i spriemiri".

25) Se senti "Arbicioooo affucati cu friscaliettu!!!!".

26) Se i biglietti sono nominativi, ma i bagarini li hanno sempre in mano;

27) se prima di andare allo stadio fai lo spuntino con il panino con le panelle o ca meusa;

28) se più della metà dei tifosi non ha una sciarpa una maglia una bandiera rosanero;

29) se le formazioni le senti solo se sei in tribuna...

30) se ti alzano un bandierone davanti e se ti lamenti ti dicono: "o stadio si viene per tifare, s'iddu un ti cummieni ti nni vai a casa e ta viri nò sky"

31) se hai il posto assegnato e ci trovi un altro che ti dice che un altro posto è uguale e se chiami gli stewarts sì sbirru...

32) se ti metti nella superiore per non ricevere sputacchiate.

33) se anche dopo aver preso 5 gol vedi la gente applaudire..

34) se fai amicizia con tutto il settore appartenente al tuo abbonamento dopo la prima giornata di campionato...

35) se 18 domeniche su 19 c'è il sole sopra la tua testa...

36) Sei al Barbera quando gli altri ti diranno che sei alla Favorita...

37) se il solito "nostalgico" continua a chiamare la Curva Nord "Popolare lato Mondello" e la Sud "Popolare lato Palermo"......

38) Sei al Barbera quando il Bagarino per convincerti della bontà del biglietto che acquisti, ti sussurra:......"tranquillo, Dottò, sulla mia palora, io sto qua non ci e pobblema".

39) Se becchi sempre un vicino campione galattico di fischio, roba che al confronto un reggimento di pecorari sembra un flauto dolce.

40) Se senti lo speaker (quello maschio) che quando elenca i risultati finali enfatizza l’eventuale sconfitta del Catania o della Juventus

41) se "u´ ziu" dietro alle tue spalle, fá una cronaca in termini irripetibili, del tutto fantasiosa e personalissima, che non corrisponde minimamente al gioco reale...concludendo con un complimento all´arbitro che é "tuttu cuinnutu!"

42) se sempre "´u stessu ziu" alla prima punizione data ai rosanero x gioco falloso...anche con evidente gamba tesa... grida a squarciagola..." innoceeeenti fú...ceccava solo la "palla"!!!"

43) se il rivenditore autorizzato dei biglietti chiude l´emissione perfettamente in orario, anche davanti agli occhi di un bambino incredulo, solo per cedere alle pressioni dei bagarini!

44) Se ad un'azione insistita dei tuoi beneamini, si alza quello accanto e grida: "Amuniiii, insistiscici!!!!!!!!!!!!"

45) Se ti emozioni quando senti: Paleari, Paciullo, Volpecina, Valati, Di Cicco, Silipo, Gasperini, De Stefanis, De Rosa, Lopez e Montesano.........

46) Se a vedere giocare Buoncammino, senti il tuo vicino gridare: "Taleeee, accattateci u pejottino...ca sinno un si catamiaaaa".

47) Se senti gridare da qualcuno "santa rusulia si grapissiru i cieli"

48) se in tribuna stampa danno l'acqua ed il caffè quando è già iniziata la partita e ti fanno perdere i primo cinque minuti di visione.

49) se i tifosi dicono ai giornalisti: "scrivitilu sui giornali".

50) se....ai tornelli d'ingresso non ti controllano mai il documento d'identità (tanto ormai ti canusciù, cucì!!) ma, in compenso, le forze dell'ordine ti sequestrano l'accendino (!!) mentre dentro lo stadio senti echeggiare i boati dei petardi!!!!

51) Se al Barbera senti il venditore di gelati inneggiare: ghiacciuola chi ligna osienza e qualcuno chiede i ligna cu ci mietti.

52) Se hai voglia di un ghiacciolo e non puoi scegliere il gusto: solo arancia!!

53) Se all'ennesima decisione dell'arbitro contraria al Palermo senti gridare il tuo vicino: "Arbitruuu, un ti viegnu a rumpiri i cuirna picchì ti stannu bbuoano!!"

Gli Emiri si comprano Palermo?

La società degli Emirati arabi, con sede a Dubai, che ha costruito la più grande isola artificiale del mondo, la "Palm Jumeirah", è pronta ad investire due miliardi di euro per il recupero del centro storico di Palermo, con la costruzione di strutture ricettiveanche sulla costa.

Il progetto della Limitless di Dubai, secondo quanto ricostruisce il Giornale di Sicilia, è appoggiato da Banca Imi e Banco di Sicilia, che sarebbero disposti a sostenere economicamente una parte dell'investimento degli arabi.
In particolare, la società degli emirati ha chiesto al Comune di creare un fondo immobiliare o meglio una Società di trasformazione urbana (Stu) a maggioranza pubblica e con un
partner privato. Il bando, su cui lavora l'assessore alle Società partecipate Sebastiano Bavetta, dovrebbe essere pronto dopo le elezioni di aprile.

Se il progetto dovesse andare in porto, cambierebbe il Piano particolareggiato esecutivo (PPE del Centro Storico), che è scaduto nel 2003 e per cui il Comune cercava cinque fra ingegneri, architetti e urbanisti a cui affidare l'incarico.

Fonte: Ansa


Fin qui la notizia, di cui si sentiva parlare già da qualche mese ( da Gennaio 2008).
La notizia sta creando, ovviamente, grande clamore e, nelle prime ore, nei dibatti si s0no consolidate due grosse fazioni opposte: gli "assolutamente contrari" e gli "assolutamente favoreli". Io, più incuriosito che affascinato dalla notizia, vorrei far parte dei "ragionevolmente scettici": vorrei vederci più chiaro.

Analizziamo il "problema" partendo dal dato: 2 mld di euro (cifra che a me fa un pò paura).
Provate a immaginare cosa sarà il bando per gli appalti, con una cifra come questa. Come si faranno i controlli? La procura dovra lavorare solo per questo? Tutti sti soldi...a chi andranno?

Con una tale cifra gli Emiri potrebbero davvero comprarsi Palermo. I bandi che in questi ultimi anni hanno permesso di attivare il recupero edilizio del centro storico hanno fin ad ora erogato contributi a fondo perduto per cifre non superiori ai 50 milioni di euro.
Noterete la sproporzione delle due cifre che si tradurrebbe in sproporzione dei rapporti di forza tra investitori e Amministrazione. Se gli Emiri mettessero sul tavolo questo bel gruzzoletto si correrebbe il rischio che l'Amministrazione cittadina, abbagliata da una quantità di denaro mai vista, lasci il campo libero alla Limtless (senza limiti...appunto) senza applicare alcun diritto di veto sulle trasformazioni urbane. Sarebbe necessaria un'Amministrazione tutta d'un pezzo, integgerrima, che detta le condizioni, forte del suo ruolo istituzionale, a cui spetta la guida della città.
Ma il richio che la guida passi in mano a sceicchi e speculatori, personalmente lo vedo forte e nitido. Il Centro Storico di Palermo non deve essere stravolto o ricostruito, bensì recuperato. Spero, qualora si lasci via libera al piano degli sceicchi, che la nosta città antica non venga snaturata accellerando quel processo di alienazione dai palermitani e dalle classi popolari che negli ultimi decenni prosegue inesorabilmente.
Sarei contento se il comune obbligasse la Limitless a occuparsi di:
  • Strade (recuperare-per una volta e per sempre- le strade lastricate, per le quali Palermo un tempo era famosa nel mondo; via le auto che dissestano le "balate" e via l'orrendo asfalto)
  • Impianti (fogne, rete del gas, illuminazione-siamo al buio-)
  • Mercati storici (la Vucciria sta lentamente morendo)
  • Riqualificare piazze, slarghi e verde pubblico (la qualità e definizione degli spazi pubblici a Palermo raggiungono livelli poco più che infimi)
e perchè no...
  • Residenza (prevendendo, per la cubatura residenziale resa nuovamente disponibile, che una porzione di questa venga immessa nel mercato a prezzi convenzionati.
A queste condizioni, "me l'accollerei" qualche spazio pubblicitario, qualche alberghetto...
Sarei favorevole ad un intervento nel lungomare che riconsegni il mare alla città: sotto gli occhi di Sindaci e Assessori, di progetti che puntavano al raggiungimento di questo obbiettivo ne sono passati tanti e non si è fatto ancora nulla.
Ecco, la società di Dubai potrebbe fermasi a questi interventi, dando a Palermo un lungomare e una zona portuale come quelli di Barcellona o Montecarlo. "STOP!"
Dico "si" ad un segno di modernità anche a Palermo...ma "no" a isole a forma di palma (?!) o a grattacieli in Centro Storico.

Si pone un'altro problema: Come si inserirebbero in questo nuovo contesto il nascente (?) prossimo PPE e il nuovo PRG? Gli Emiri e il loro programma di investimenti recepiranno le indicazioni degli strumenti urbanistici della citta? O sarà il nostro PPE a diventare un Piano di Lottizzazione Privata?

Ah!...Dimenticavo...L'Amministrazione, circa due mesi fa, ha rinviato (a quale data non si sa) la decisione sulla nomine (che sembravano già decise) degli incaricati per la progettazione e redazione del PPE, blocando di fatto tutto.

lunedì 17 marzo 2008

Il Tempo è galantuomo...

Adesso è ufficiale, l’intervista del magistrato Paolo Borsellino, che fu trasmessa da RAINEWS24 era stata manipolata con copia e incolla e taglia e cuci, in particolare in una parte in cui si modifica il pensiero del magistrato circa i rapporti tra Marcello Dell’Utri e Mangano.
Lo dice la sentenza con cui il Sen. Paolo Guzzanti è stato assolto dopo aver denunciato il falso e querelato dalla Rai. Nella sentenza si afferma che le accuse messe in bocca a Borsellino contro Dell’Utri sono un falso, l’intervista integrale era stata pubblicata su carta dal settimanale L’Espresso, circa un anno prima che fosse mandata in onda dalla RAI. E' illuminante il passaggio in cui si chiarisce che quando Mangano parlava con Dell’Utri di cavalli, si riferiva a cavalli veri, Mangano parlava anche di cavalli intesi come traffico di droga ma questo lo faceva con un mafioso della famiglia degli Inzerillo, non con Dell’Utri, come invece fa credere l’intervista manipolata trasmessa dalla RAI.
A questo punto però sorgono interrogativi di non secondaria importanza, e cioè: a) E' questo il “servizietto pubblico” per il quale tutti i cittadini pagano il canone? b) Chi e perché aveva interesse a manipolare in tal senso l’intervista a Paolo Borsellino?
Sulla prima lascio giudicare a voi, sull’interesse a manipolare l’intervista le risposte possono essere tante e le più svariate, a me ne viene una in particolare: “ sono forse gli stessi che per subdoli motivi politici, o giustizialisti con vantaggi editoriali, avevano tutto l’interesse a far dire a Borsellino, attraverso la manipolazione dell’intervista, che era consapevole dei legami mafiosi di Berlusconi con cosa nostra attraverso Dell’Utri e Mangano”?
"Tratto dal Blog Politicaonline"

mercoledì 12 marzo 2008

Misilmeri, pioggia di multe illegittime. Il Comitato organizza un ricorso collettivo


Centinaia di "multe" elevate dagli ausiliari del traffico di Misilmeri (Pa) sono a rischio annullamento. Gli ausiliari misilmeresi sono infatti stati nominati in violazione della normativa e di una specifica circolare del Ministero dell'Interno.

Abbiamo fatto presente il problema al Comune di Misilmeri ma a quanto pare l'amministrazione non ha intenzione di annullare le multe già verbalizzate. E' una scelta che rispettiamo ma non condividiamo minimamente. Riteniamo ingiusto che i cittadini di Misilmeri siano costretti a pagare una sanzione elevata da soggetti che non avevano i requisiti di legge per svolgere questa attività.

Per questo motivo, insieme all'associazione "Lo sportello del cittadino" onlus, abbiamo deciso di realizzare gratuitamente un ricorso collettivo presso il Giudice di Pace di Misilmeri. Chiederemo non solo l'annullamento delle "multe", ma anche il risarcimento per il danno esistenziale causato ai cittadini. I misilmeresi che intendono aderire all'iniziativa possono inviare un'email con le loro generalità al seguente indirizzo:


costruiamoildomani(AT)libero.it (AT) = @

Vi contatteremo per email e vi forniremo tutte le informazioni necessarie. Vi ricordiamo solo che:

1) l'opposizione deve essere proposta entro 60 giorni dal ricevimento della "multa"
2) chi ha già pagato la "multa" ha perso il diritto di proporre opposizione
3) per proporre opposizione servono l'originale della "multa" e la busta

foto tratta da http://misilmeri.wordpress.com/

sabato 8 marzo 2008

Il Piano Strategico della Mobilità Sostenibile - La Sosta-

LA SOSTA

L’analisi comincia dalla “sosta”, per Palermo da sempre un grande tabù, una sorta di dogma. La connotazione esclusiva, sedimentata nell’uso abituale della “sosta”, paradossalmente conferisce ai palermitani l’appartenenza ad una sorta di razza inestinguibile: pronta ad adattarsi a qualsiasi situazione ambientale, anche quelle all'apparenza più insostenibili.

Nel mondo civilizzato il traffico (da intendere nel suo vero senso, cioè come movimento continuo, mentre a Palermo “traffico” è sinonimo di congestione o, più precisamente, “bordello”) urbano è caratterizzato da due componenti fondamentali: la sosta e la circolazione.
Queste due componenti sono al tempo stesso complementari e contrastanti. Se non fosse possibile la sosta nelle strade di una città la circolazione non avrebbe modo di esistere. D’altro canto, se le sedi stradali sono occupate dai veicoli in sosta la circolazione ne risulta ostacolata. Perciò nel tessuto viario di una città le due componenti devono essere entrambe presenti ma tenute distinte il più possibile l’una dall’altra: si dovrebbe realizzare il principio della filosofia di Eraclito, cioè quell’armonia universale scaturita dal conflitto dei contrari .

A Palermo, però, la filosofia di Eraclito non ha goduto di molta fortuna; anzi è stata smentita.
Sosta e circolazione si mescolano, si fondono in un grande caos, dove non si riesce a distinguere chi sta fermo (in sosta) da chi, invece, sta circolando. Si costituisce così il "Grande Bordello Universale", non fatto contigente, bensì sostanza, causa e principio di tutti i fenomeni. A Palermo si realizza una "Nuova Fenomenologia dell'Essere" in cui il "Grande Bordello Universale" governa tutto.

Ovviamente nel Piano adottato dal comune l’analisi dello stato di fatto e l’individuazione delle criticità della sosta, non è condotta in questi termini filosofici. Non ho voluto annoiarvi con la storia del fallimento delle zone blu e della loro totale inefficacia (o del danno che arrecano) in mancanza di una forte offerta di trasporto pubblico su gomma, della scarsa capacità di deflusso causata dalla sosta in doppia fila, dal fatto che i parcheggi di interscambio a Palermo non esistono, dato che i tre parcheggi (Giotto, Francia, Basile) “allo stato attuale sono all’interno di percorsi multimodali poco competitivi con il trasporto privato, per mancanza di connessione con un sistema di trasporto collettivo caratterizzato da alta frequenza e da grande regolarità che in tempi brevi consenta di raggiungere il centro urbano o per gli scadenti livelli di accessibilità rispetto alla rete viaria.” Più interessante mi sembra passare all’individuazione delle opzioni di intervento.

La situazione è estremamente grave considerato che gli interventi (di carattere infrastrutturale) ritenuti necessari per la risoluzione del problema possono essere realizzati solo nel medio-lungo periodo. Ma la situazione è talmente grave che anche pochi interventi da realizzare nel breve periodo posso dare qualche piccolo ma importante beneficio.

Queste le soluzioni da attuare nel breve periodo:

  1. In attesa che si concretizzi il “Mastodontico Programma Parcheggi del Comune” bisogna massimizzare e ottimizzare l’offerta attuale dei posti su strada e far regredire il fenomeno della sosta in doppia fila. Il duplice risultato si può raggiungere modificando, ove possibile, la sosta in linea con quella obliqua a 30°.

Tabella 4. Modifica della disposizione degli stalli nell’area di studio

Il caso studio proposto sopra a titolo esemplificativo potrebbe essere applicato in altre zone della città densamente abitate e con molteplici attività commerciali.

  1. occorre puntare già da subito sulla valorizzazione dei parcheggi di interscambio esistenti tentando di innalzare quanto più possibile il livello di servizio sui relativi percorsi multimodali. Questi parcheggi dovrebbero essere collegati a modalità di trasporto pubblico (su gomma e su ferrovia) caratterizzati da più elevati livelli di velocità commerciale, capacità e frequenza. Esempio: Il parcheggio di interscambio della stazione Francia oggi è penalizzato da un sistema critico di accessibilità. Già nel PRG è stato previsto un nuovo innesto viario lungo la circonvallazione con una rotatoria di distribuzione, al di sotto del Viale Regione Siciliana, in modo da consentire le uscite e le entrate sia per la direzione Trapani che per la direzione Messina dei veicoli diretti al parcheggio di scambio. Il Parcheggio Basile oggi non svolge alcun ruolo. Non serve come parcheggio a servizio dell’Università ed è sostanzialmente inutilizzato. Collegato dal servizio navetta con la Stazione Orléans entrerebbe in funzione solo con la chiusura del centro storico. Qui dovrebbe essere realizzata l’autostazione per i collegamenti extraurbani almeno verso Agrigento, spostando verso il parcheggio “Basile” i mezzi che oggi bloccano quasi del tutto la circolazione nei pressi della Stazione Centrale. Analogamente il Parcheggio “Giotto” dovrebbe essere utilizzato anche come autostazione d’appoggio per la direzione Trapani.

Per quanto concerne gli interventi strutturali da attuare nel medio-lungo periodo, il Piano suggerisce :

  1. la graduale realizzazione del Programma Urbano Parcheggi seguendo anche una scala di priorità per dare risposte adeguate già al medio periodo.
  2. Oltre ai parcheggi di via Libero Grassi e di piazza V.E. Orlando, già in corso di realizzazione, di piazza Giulio Cesare, piazza Sturzo e via Emiri, già appaltati per la progettazione esecutiva e successiva realizzazione, e dei parcheggi in avanzata fase di progettazione o per i quali è prevista una consistente copertura finanziaria da parte dei privati, si propone la realizzazione prioritaria dei parcheggi d’interscambio di piazza Giotto e Fondo Alfano (nei pressi di via Fichidindia e della stazione Branacaccio), e dei parcheggi di relazione di via Generale Di Maria (stazione Notarbartolo) e piazza A. de Gasperi.
  3. la necessità di dotare le aree di Roccella, Tommaso Natale (scenario di breve-medio periodo, 2012) e di Cardillo (scenario di medio-lungo periodo, 2015) di parcheggi di interscambio con capacità elevata, in maniera da intercettare i flussi provenienti dall’esterno della città e diretti al centro della Città, trasferendo utenza verso i sistemi su ferro.

Quest’ultima necessità è importantissima per una città che deve svolgere la funzione di centro principale di un’area metropolitana, dal forte richiamo turistico e che vuole ridurre in maniera consistente il traffico veicolare nel centro Città. In tutte e tre le aree individuate è presente o è prevista una stazione del passante ferroviario. In particolare l’area di Roccella, secondo le indicazioni del Piano, dovrebbe essere attrezzata per servire anche il cambio modale dall’auto privata con la linea tranviaria, che collega Roccella con la Stazione Centrale.

L’area in esame rappresenterebbe un nodo strategico per la mobilità urbana poiché, secondo
quanto previsto dagli altri capitoli del Piano, in essa sarebbero concentrati l’autostazione come terminal principale delle linee extraurbane, il parcheggio polmone, specialmente per i mezzi pesanti a diretto servizio del Porto, il terminal del tram sopra indicato e la fermata del passante ferroviario.

venerdì 7 marzo 2008

Il Piano strategico della Mobilità Sostenibile - Premessa-

Qualche mese fa annunciai l’adozione, da parte del Comune di Palermo, del Piano degli interventi strategici di mobilità sostenibile, accogliendo la notizia con entusiasmo e considerando il fatto un (possibile) punto di svolta storico per la nostra città.

Da oggi comincerò ad analizzare, selezionare ed evidenziare per voi i contenuti principali del piano, sperando di riuscire a coinvolgere i lettori che, aggiungendo i loro commenti, potrebbero dar vita ad un interessante dibattito e sugli interventi proposti e sull’idea di mobilità che il Comune dovrebbe realizzare. L’utilità della discussione deriva dall’importanza della questione (mobilità e sostenibilità) che oggi assume una valenza strategica assai rilevante per il miglioramento delle qualità insediative delle nostre città.

Il Piano rappresenta un supporto programmatico e scientifico che suggerirà all’Amministrazione interventi concreti ed efficaci da adottare al posto delle ormai note, convulsive, iniziative di carattere emergenziale.

L’obbiettivo generale del Piano è quello di ridurre in maniera consistente l’inquinamento atmosferico e il traffico veicolare, attraverso la fluidificazione e regolazione del traffico, il potenziamento dell’offerta pubblica di trasporto, l’introduzione di nuove ed alternative forme di trasporto, raggiungendo così un modello di mobilità sostenibile sia dal punto di vista ecologico che economico-sociale.

Il Piano definisce strategie d’intervento da realizzare nel breve (1-3 anni), nel medio (3-5 anni) e nel lungo periodo (5-10 anni), individuando obbiettivi specifici e incrementali. Nello scenario (o nella fase) di breve periodo troveranno posto tutti gli interventi ritenuti prioritari, che possono portare benefici immediati, di più semplice realizzazione, che richiederanno tempi e risorse limitate. In quello a lungo termine, invece, si agirà con interventi più complessi, che richiedono tempi più lunghi di progettazione/realizzazione, o che richiedono prima il raggiungimento di altri obbiettivi. Ogni fase, comunque, dovrà essere caratterizzata dalla certezza della realizzazione degli interventi e dalla loro intermodalità e integrazione. Questa struttura dà al Piano un carattere procedurale che è essenziale per la reale efficacia delle azioni.

Obbiettivi specifici e strategie sono raggruppati all’interno di sei ambiti d’intervento: Sosta, Mobilità Alternativa, Sistemi di trasporto a guida vincolata, Viabilità e Trasporto Privato, Il porto e le sue interazioni lato terra, Trasporto Pubblico su gomma. Per ciascuno degli ambiti sopra elencati viene successivamente offerta un’analisi della situazione attuale con l’aggiunta degli interventi già programmati e finanziati, poi, si individuano le principali criticità, al cui superamento è dedicata la descrizione delle opzioni d’intervento.

Da qui in avanti, dedicherò uno specifico post per ogni singola sezione del piano, invitandovi fin da ora ad aprire una interessante discussione, con i vostri commenti, sulle iniziative e sui progetti del piano.