mercoledì 29 aprile 2009

Numero chiuso a odontoiatria: interviene l'antitrust


Il numero chiuso a odontoiatria è un pretesto per tutelare la casta
L'antitrust accoglie la denuncia di “Costruiamo il domani”



PALERMO. Il “numero chiuso” per diventare odontoiatri? Tutela la categoria più che i cittadini. L'autorità antitrust ritiene che il “numero chiuso” ai corsi di laurea in odontoiatria sia anticoncorrenziale e ha scritto al Parlamento e al Governo chiedendo di modificare la legge che regola la materia. Un'indagine di 15 pagine, approvata il 16 aprile 2009 e diffusa solo ora, dove vengono messe in evidenza le anomalie del sistema. Ad esempio si scopre che il “numero chiuso”, introdotto nel 1999 per risparmiare, ha permesso, nel 2007, di tenere aperto un corso di odontoiatria a Perugia con soli quattro studenti.

L'indagine dell'antitrust è iniziata nel 2007 in seguito a una denuncia presentata da Giuseppe Lipari per conto del comitato “Costruiamo il domani”, un pool di giovani professionisti palermitani impegnati per la difesa dei diritti civili (nella foto a destra trovate la lettera inviata dall'Antitrsut al comitato, in basso il testo del parere).

Ogni anno il Ministero dell'università mette a disposizione circa 700 posti per odontoiatria a fronte di una richiesta notevolmente superiore. Secondo l'Authority italiana la determinazione dei posti attuata dal ministero non è trasparente e crea distorsioni nel mercato del lavoro senza perseguire un interesse generale. L'antitrust ritiene che il numero degli odontoiatri debba essere determinato esclusivamente sulle disponibilità dei singoli atenei senza tenere in considerazione fattori collegati alle esigenze del servizio sanitario nazionale. In passato gli atenei italiani, sia pubblici che privati, hanno chiesto al Ministero di poter iscrivere un numero maggiore di studenti, in relazione alle loro infrastrutture, ma si sono scontrati col diniego del ministero e dell'ordine professionale.

“Siamo soddisfatti per questa decisione che recepisce in pieno le obiezioni che abbiamo sollevato nella denuncia e in altri ricorsi straordinari presentati al Consiglio di Stato. Finora i giudici italiani ci hanno dato torto. L'antitrust invece ha accolto le nostre tesi – dice Giuseppe Lipari –. Questa segnalazione è molto importante perché in passato le istituzioni italiane hanno sempre affermato che la legge sul numero chiuso non violava la concorrenza e che, anzi, era imposta dalle direttive comunitarie. L'indagine dell'antitrust ha dimostrato che la legge ha effetti anticoncorrenziali e quindi va modificata al più presto. Ci piacerebbe sentire l'opinione del Ministro dell'università Mariastella Gelmini. Il nostro comitato le ha scritto parecchie volte segnalando queste incongruenze ma siamo sempre stati ignorati”.

“E' ora che qualcuno si occupi seriamente di questo problema – continua Lipari – perché altrimenti ci potrebbero essere gravi ripercussioni per le casse dello Stato. Infatti il diritto europeo ha tra i suoi valori quello della concorrenza. Questo significa che una legge anticoncorrenziale si pone automaticamente in contrasto col diritto comunitario. Bisogna cambiare la legge altrimenti c'è il rischio che tra qualche mese l'Italia venga sanzionata dalla Comunità europea”.

Senza considerare il fattore “diritti umani”. Il comitato spiega che l'istruzione universitaria è tutelata dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo: ogni “restrizione irragionevole” di questo diritto espone l'Italia alle sanzioni della Corte europea dei diritti dell'uomo. “Costruiamo il domani” teme che tra qualche mese il Ministero potrebbe venire sommerso da centinaia di ricorsi e che alla fine sia costretto a pagare una cifra enorme.

Adesso la palla passa alla magistratura. “L'8 luglio il Consiglio di Stato, sezione II, sarà chiamato ancora una volta a pronunciarsi sulla legittimità del numero chiuso per odontoiatria in un ricorso presentato dal Comitato a nome di uno studente palermitano che ha tentato per ben sette volte di accedere al corso di laurea” spiega il fondatore del Comitato, Alessandro Arcobasso. Il Comitato, che anche in quel ricorso ha denunciato gli effetti anticoncorrenziali della legge, spera che la segnalazione dell'Antitrust possa spingere i giudici a liberalizzare l'accesso a odontoiatria. In caso contrario si rivolgerà direttamente alla Corte europea dei diritti dell'uomo.

Lipari, estensore del ricorso al Consiglio di Stato, spiega che il Comitato si aspetta che i giudici amministrativi diano la possibilità agli studenti rimasti esclusi da odontoiatria di iscriversi “in soprannumero”, ossia in aggiunta rispetto a chi ha regolarmente superato il test di ammissione, con il solo obbligo di “rimborsare” agli atenei i costi aggiuntivi che l'università dovrà sostenere per aumentare l'offerta formativa: assunzione di nuovi docenti, acquisto di attrezzature e attivazione dei tirocini. Infatti in Italia per legge le tasse pagate dagli studenti non possono superare il 20% dei finanziamenti che l'ateneo ha ricevuto dallo Stato.

“Molti degli aspiranti odontoiatri lavorano già nel settore dentale – spiega Arcobasso – e quindi, in quanto studenti-lavoratori, sarebbero disposti a pagare tasse universitarie pari ai costi sostenuti dall'ateneo per formare un odontoiatra (meno di 4 mila euro l'anno). Questi nuovi fondi potrebbero consentire agli atenei di ampliare l'offerta formativa assumendo nuovi ricercatori e acquistando attrezzature. Cambiare il sistema è possibile. Si potrebbe quindi passare dalla logica del numero chiuso a quella del numero minimo, non solo a odontoiatria, ma anche a medicina, veterinaria, infermieristica e in tutti gli altri corsi”.

Per ulteriori informazioni:

dr. Giuseppe Lipari
giuseppe.lipari(AT)hotmail.it


ECCO il testo della relazione antitrust:
http://www.arcobasso.it/documenti/agcm.pdf

giovedì 9 aprile 2009

Numero chiuso, Consiglio di Stato respinge ricorso Udu

Il Consiglio di Stato ha accolto l'appello del Ministero dell'Università contro la sentenza del Tar Lazio che aveva ordinato l'annullamento dei test di medicina del 2007 alla Sapienza.
Secondo il Consiglio di Stato i test di medicina non potevano essere annullati perchè i 2000 ricorrenti, al momento di presentare il ricorso al Tar, non hanno specificato la loro posizione in graduatoria nè l'ateneo di appartenenza... La mancanza di queste informazioni, quindi, avrebbe impedito ai giudici di valutare l' "interesse ad agire" dei ricorrenti.
Il Consiglio di Stato quindi non è entrata nel merito della questione. Questo significa che i giudici probabilmente nei prossimi mesi saranno chiamati a pronunciarsi nuovamente sulla vicenda. Infatti il Tar Lazio è stato letteralmente sommerso di ricorsi individuali in cui si chiede l'annullamento dei test della Sapienza e di altri atenei... Bisognerà vedere se il Tar Lazio confermerà la decisione di annullare i test e se il Consiglio di Stato continuerà a dichiarare i ricorsi inammissibili o se li analizzerà nel merito.
In una parola tutto è possibile. Infatti i ricorsi in materia di graduatorie hanno efficacia nei confronti di tutti i candidati. Quindi basterebbe l'accoglimento di un solo ricorso per invalidare l'intera graduatoria e costringere il Ministero a emanare una sanatoria.
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REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

N.2127/2009
Reg.Dec.
N. 6740 Reg.Ric.
ANNO 2008
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta) ha pronunciato la seguente
DECISIONE

sul ricorso in appello n. 6740/2008, proposto dal MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA, dall’UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI ROMA “LA SAPIENZA”, in persona dei rispettivi legali rappresentanti p.t., rappresentati e difesi dall’Avvocatura Generale dello Stato con domicilio eletto in Roma via dei Portoghesi n.12;
contro

[segue l'elenco degli oltre 2000 ricorrenti]

rappresentati e difesi dagli Avv. Aurelio Leone e Michele Bonetti con domicilio eletto in Roma viale Angelico n. 97 presso lo studio del primo;

per l'annullamento

della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale Lazio sede di Roma Sezione III bis n.5986/2008.
Visto il ricorso con i relativi allegati;
Visto l'atto di costituzione in giudizio delle parti intimate;
Viste le memorie prodotte dalle parti a sostegno delle rispettive difese;
Visti gli atti tutti della causa;
Alla pubblica udienza del 3 febbraio 2009 relatore il Consigliere Roberta Vigotti. Uditi gli avv. Bonetti, Leone e l’avv. dello Stato Aiello;
Ritenuto e considerato in fatto e in diritto quanto segue:
FATTO
Il Ministero dell’università e della ricerca chiede la riforma della sentenza con la quale il TAR del Lazio ha parzialmente accolto il ricorso proposto da circa duemila ricorrenti per l’annullamento della graduatoria delle prove di selezione per l’ingresso al corso di laurea in medicina e chirurgia dell’anno accademico 2007/2008. Avverso la medesima decisione hanno proposto appello incidentale alcuni degli originari ricorrenti, esclusi dall’effetto invalidante della sentenza in quanto non avevano coinvolto nell’impugnazione le università presso le quali era stata sostenuta la prova di ammissione, diverse dalla università La Sapienza di Roma.
Il ricorso di primo grado è inammissibile.
Come questo Consiglio di Stato ha più volte osservato, la presentazione di un gravame da parte di un gran numero di ricorrenti, che non specifichino, come nella fattispecie, le singole e concrete posizioni legittimanti e i presupposti dell’azione, e quindi né l’esito delle prove, né il punteggio singolarmente riportato, né, addirittura, l’ateneo presso il quale hanno sostenuto la prova e la specifica graduatoria impugnata, priva il giudice della possibilità di controllare la concreta e individuale pretesa vantata dai singoli (per tutte, Cons. St., sez. VI, 4 febbraio 2008, n. 301) e, quindi, l’effettiva sussistenza delle condizioni di ammissibilità del ricorso, anche alla luce del principio del contraddittorio e con particolare riguardo all’effettiva esistenza di un interesse ristorabile per effetto dell’accoglimento delle pretese fatte valere in giudizio.
Per effetto della riscontrata inammissibilità del ricorso di primo grado, la sentenza impugnata deve essere annullata senza rinvio, con conseguente improcedibilità dell’appello incidentale.
Le spese di entrambi i gradi del giudizio possono essere compensate tra le parti.
P.Q.M.
Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, Sezione Sesta, accoglie l’appello e per l’effetto in riforma della sentenza di primo grado dichiara inammissibile il ricorso introduttivo e improcedibile l’appello incidentale.
Spese compensate.
Ordina che la presente decisione sia eseguita dall'Autorità amministrativa.
Così deciso in Roma, il 3 febbraio 2009 dal Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale - Sez.VI - nella Camera di Consiglio, con l'intervento dei Signori:
Claudio Varrone Presidente
Paolo Buonvino Consigliere
Aldo Fera Consigliere
Roberto Garofoli Consigliere
Roberta Vigotti Consigliere est.