lunedì 1 agosto 2011

Una legge per limitare lo sconto sui libri (che vergogna!)


Una legge proposta dall'onerevole Ricardo Levi, del pd, e sostenuta da tutti i partiti, ad eccezione dei radicali, limiterà il commercio di libri su internet. Dal 1 settembre, in base a questa norma, gli editori e le librerie non potranno praticare sconti superiori al 15% del prezzo di copertina, elevabili al 25% in casi eccezionali (ossia in apposite campagne promozionionali, che comunque non potranno durare per più di un mese e che in ogni caso non potranno svolgersi a dicembre, mese in cui l'acquisto di libri è maggiore). Ecco il testo definitivo della norma.

I malpensati dicono che questa norma sia stata voluta per impedire ad Amazon, che da poco ha aperto una succursale in Italia, di continuare con i suoi sconti fenomenali, in alcuni casi duperiori al 35%, che hanno portato un pizzico di concorrenza in un mercato che di concorrenza ne aveva veramente poca.

Domanda. I libri non sono bene essenziali, come i farmaci o le materie prime. Non sono monopolio di stato, come le sigarette. Sono prodotti voluttuari, liberamente scambiabili sul libero mercato. E allora per quale motivo lo Stato dovrebbe regolarne il prezzo? Perchè mai si vuole impedire ai consumatori di approfittare dei maggiori sconti resi possibili grazie a internet?

Questa legge costringerà i consumatori a spendere più di quanto farebbero in un mercato concorrenziale. Questo vuol dire inefficienza. Ogni euro risparmiato grazie agli sconti di Amazon, viceversa, potrebbe essere utilizzato dai consumatori per acquistare altri beni, come strumenti tecnologici, vestiti, accessori, viaggi...

L'economista austriaco Ludwing Von Mises l'aveva capito benissimo: il sistema dei prezzi è l'unico modo efficiente per allocare le risorse. I prezzi indicano le preferenze dei consumatori e consentono agli operatori economici di fornire la quantità di beni necessaria (nè più nè meno di quelli chiesti dagli individui). E' impossibile stabilire a priori "il prezzo giusto" di un prodotto. Non può certo farlo il legislatore, non deve farlo. Ecco perchè il sistema sovietico è fallito ed ecco perchè le nazioni comuniste hanno abbandonato la via del socialismo reale.

La rete si sta mobilitando contro questa legge. Chi è interessato può firmare un appello al Presidente della Repubblica promosso da Chicago-blog e dall'Istituto Bruno Leoni cliccando sull'indirizzo in fondo la pagina.

La legge, secondo molti, sarebbe incostituzionale perchè violerebbe la libertà di iniziativa economica stabilita dall'art. 41 della Costituzione, per questo Napolitano non dovrebbe firmarla. Personalmente credo proprio che sia una legge irragionevole e quindi incostituzionale. Spero che Napolitano non firmi. Ma, se per caso dovesse firmare, sono certo che la questione finirà presto in Corte costituzionale e che si farà finalmente chiarezza.

Firma la petizione