venerdì 28 ottobre 2011

"Anonimo chiama anonimo", cambiano le regole per commentare il blog

Il blog cambia metodo per l'inserimento dei commenti. Da oggi sarà obbligatorio inserire il proprio account Google. Abbiamo deciso di introdurre questa novità perchè eravamo stanchi di leggere utenti anonimi che commentavano commenti rilasciati da altri utenti anonimi. Il blog era diventato un vero e proprio bazar, in cui era difficile farsi capire. Da oggi chi vuole commentare dovrà inserire i dati del suo account google, oppure crearsene uno (procedura semplicissima, bastano 5 minuti). In questo modo sarà più semplice discutere.

Come al solito, anche stavolta i commenti non saranno soggetti ad approvazione preventiva. Vi invito tuttavia a evitare frasi ingiuriose e a non pubblicare notizie che ledono l'onore altrui, per non costringermi a fare il censore (ruolo che odio).

Siete avvertiti. :-)

domenica 23 ottobre 2011

Ricorso alla Corte europea, tempo scaduto per le deduzioni

A Strasburgo, sede della Corte europea dei diritti dell'uomo, in questi giorni si discute del "numero chiuso" per l'accesso all'università. E' appena scaduto il termine assegnato al Governo italiano per depositare le deduzioni a un ricorso, presentato da "Costruiamo il domani" nel 2009, in cui alcuni cittadini esclusi dai test di Medicina e Odontoiatria denunciavano la violazione dell'art. 2 del protocollo n. 1 della Cedu, in base alla quale "Il diritto all'istruzione non può essere negato a nessuno". Tra qualche giorno la cancelleria trasmetterà al comitato le osservazioni del Governo, per consentire di replicare e avanzare le richieste risarcitorie.

La stragrande maggioranza dei ricorsi non sono comunicati al Governo perchè respinti poco dopo la loro presentazione, in seguito a un esame preliminare che la Corte compie per eliminare i casi manifestamente infondati. Il ricorso di "Costruiamo il domani" ha superato questa fase: dunque è stato ritenuto meritevole di approfondimento.

La strada è ancora lunga, ma da oggi il traguardo è un pò più vicino. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.

martedì 13 settembre 2011

Equipollenza della laurea in Odontoiatria conseguita all'estero

Il "numero chiuso" ha spinto molti italiani a iscriversi nelle università europee, specialmente spagnole e rumene, per ottenere una laurea con la quale poter esercitare in Italia la professione di medico o di odontoiatra.

Quanto sono "sicure" queste lauree? Il timore di molti studenti (a mio avviso infondato) è che, una volta tornati in Italia, il Ministero della salute neghi il riconoscimento della laurea conseguita all'estero, vanificando in questo modo i loro sacrifici.

Chiariamo subito una cosa: il riconoscimento delle lauree in Medicina e in Odontoiatria conseguite in Europa, grazie alla direttiva 2005/37/CE, è automatico. Il Ministero non può negare il loro riconoscimento, nè tantomeno può richiedere esami integrativi (queste integrazioni, chiamate "misure compensative", invece possono essere richieste se la laurea non è elencata nella direttiva 2005/36/CE).

La direttiva 2005/36/CE indica espressamente le lauree che beneficiano di questo trattamento. In Spagna sono il "Licenciado en odontologia" e il "Licenciado en Medicina y Cirugía", mentre in Romania la "licență de medic dentist" e la "licență de doctor medic". Recentemente il "Licenciado en odontologia" è stato sostituito dal "Grado en odontologia": la modifica non è stata recepita dalla direttiva comunitaria ma, essendo i due titoli assimilabili, non si pongono problemi di riconoscimento (vedasi apposito post).

Per ottenere il riconoscimento non è necessario l'iscrizione all'ordine professionale straniero, basta che la laurea in questione sia abilitante (quelle spagnole e rumene lo sono, per sapere se lo sono quelle degli altri Paesi bisogna consultare la direttiva 2005/36/CE e vedere se nelle tabelle, accanto al titolo di studio, è menzionato un "Certificato che accompagna il titolo di formazione", in caso negativo la laurea è abilitante). Nel caso in cui la luarea non lo sia, comunque, non è un problema: il cittadino può abilitarsi nel paese Europeo e poi chuidere il riconoscimento in Italia (o chiedere il riconoscimento in Italia, ma con l'obbligo di sottoporsi a una prova di idoneità).

Ecco la direttiva 2005/36/CE (aggiornata all'adesione della Romania):

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CONSLEG:2005L0036:20090427:it:PDF

pagg. 113-116 per odontoiatria
pagg. 79-81 per medicina

Il laureato in Spagna e in Romania, dunque, dovrà inviare un'istanza al Ministero della salute corredata da alcuni documenti, seguendo le istruzioni indicate in questo sito:

http://www.salute.gov.it/professioniSanitarie/paginaInterna.jsp?id=92&menu=strumentieservizi

Centinaia di studenti italiani hanno già beneficiato del riconoscimento, con tempi di attesa in alcuni casi inferiori ai tre mesi, come accaduto a questo studente di odontoiatria laureatosi all'università spagnola "Alfonso X El Sabio" (www.guritel.it/icons/guffimg/ARTI/2011/07/25/2011072511A0969300010420081.pdf).


Tuttavia mi è stato riferito che alcuni italiani laureati in Romania non sarebbero riusciti a ottenere l'attestazione in Italia. Se ciò è accaduto, le possibilità sono due: o il richiedente non ha fornito tutta la documentazione chiesta dalla legge - e in tal caso dovrà integrarla - oppure il Ministero è rimasto inadempiente - e in tal caso il ricorrente potrà fare ricorso al Tar per ottenere in tempi brevi il riconoscimento (a patto, ovviamente, che la laurea di cui si chiede il riconoscimento sia elencata nella direttiva 2005/36/CE).

Non fatevi ingannare da chi promette il riconoscimento della laurea dietro pagamento di cifre esorbitanti. Gli esperti di Costruiamo il domani, se necessario, sono a vostra disposizione.
Per ulteriori informazioni potete contattarmi via email:

(aggiornato al 31 marzo 2013)

lunedì 1 agosto 2011

Una legge per limitare lo sconto sui libri (che vergogna!)


Una legge proposta dall'onerevole Ricardo Levi, del pd, e sostenuta da tutti i partiti, ad eccezione dei radicali, limiterà il commercio di libri su internet. Dal 1 settembre, in base a questa norma, gli editori e le librerie non potranno praticare sconti superiori al 15% del prezzo di copertina, elevabili al 25% in casi eccezionali (ossia in apposite campagne promozionionali, che comunque non potranno durare per più di un mese e che in ogni caso non potranno svolgersi a dicembre, mese in cui l'acquisto di libri è maggiore). Ecco il testo definitivo della norma.

I malpensati dicono che questa norma sia stata voluta per impedire ad Amazon, che da poco ha aperto una succursale in Italia, di continuare con i suoi sconti fenomenali, in alcuni casi duperiori al 35%, che hanno portato un pizzico di concorrenza in un mercato che di concorrenza ne aveva veramente poca.

Domanda. I libri non sono bene essenziali, come i farmaci o le materie prime. Non sono monopolio di stato, come le sigarette. Sono prodotti voluttuari, liberamente scambiabili sul libero mercato. E allora per quale motivo lo Stato dovrebbe regolarne il prezzo? Perchè mai si vuole impedire ai consumatori di approfittare dei maggiori sconti resi possibili grazie a internet?

Questa legge costringerà i consumatori a spendere più di quanto farebbero in un mercato concorrenziale. Questo vuol dire inefficienza. Ogni euro risparmiato grazie agli sconti di Amazon, viceversa, potrebbe essere utilizzato dai consumatori per acquistare altri beni, come strumenti tecnologici, vestiti, accessori, viaggi...

L'economista austriaco Ludwing Von Mises l'aveva capito benissimo: il sistema dei prezzi è l'unico modo efficiente per allocare le risorse. I prezzi indicano le preferenze dei consumatori e consentono agli operatori economici di fornire la quantità di beni necessaria (nè più nè meno di quelli chiesti dagli individui). E' impossibile stabilire a priori "il prezzo giusto" di un prodotto. Non può certo farlo il legislatore, non deve farlo. Ecco perchè il sistema sovietico è fallito ed ecco perchè le nazioni comuniste hanno abbandonato la via del socialismo reale.

La rete si sta mobilitando contro questa legge. Chi è interessato può firmare un appello al Presidente della Repubblica promosso da Chicago-blog e dall'Istituto Bruno Leoni cliccando sull'indirizzo in fondo la pagina.

La legge, secondo molti, sarebbe incostituzionale perchè violerebbe la libertà di iniziativa economica stabilita dall'art. 41 della Costituzione, per questo Napolitano non dovrebbe firmarla. Personalmente credo proprio che sia una legge irragionevole e quindi incostituzionale. Spero che Napolitano non firmi. Ma, se per caso dovesse firmare, sono certo che la questione finirà presto in Corte costituzionale e che si farà finalmente chiarezza.

Firma la petizione

venerdì 18 marzo 2011

Crocifisso, alle 15 la sentenza

Tra poche ore - esattamente alle 15 - la Corte europea dei diritti dell'uomo comunicherà l'esito del ricorso presentato contro la sentenza che condannava l'Italia per aver esposto il crocifisso nelle aule. Di sicuro tutti i media ne parleranno abbondantemente.

Vogliamo azzardare un pronostico? Sono convinto che l'Italia vincerà, per ragioni giuridiche. Bandire il crocifisso dalle aule scolastiche sarebbe come censurare la bandiera inglese perchè mostra la croce. E' evidente che il crocifisso in Italia è un simbolo che ha un valore culturale, prima ancora che religioso.

Alcune nazioni, come la Francia, proibiscono i simboli religiosi nelle scuole, nessuno lo nega, ma questo modello non è accettato universalmente in Europa, come dimostrano l'Italia e la Grecia - che provengono da una tradizione differente che valorizza i simboli religiosi. Ne parleremo meglio dopo la sentenza.

Le tesi del prof. Weiler sono molto convincenti. Nell'attesa della sentenza gustatevi il resoconto dell'udienza.

venerdì 4 febbraio 2011

Ultime notizie dal fronte legale



E' passato molto tempo dal mio ultimo post e mi sembra utile fare il punto della situazione sulla vicenda "numero chiuso". Anche nel 2010 i test di ammissione sono stati al centro di mille polemiche per le solite irregolarità.

In tutta Italia sono state presentate decine di ricorsi.

La maggior parte di questi ricorsi - presentati da studenti esclusi dai test di Firenze e Messina - riguardavano essenzialmente vicende locali. A Firenze, ad esempio, gli apiranti medici hanno svolto i test in aule che esponeva la tavola periodica degli elementi. Peccato che alcuni degli 80 quesiti del test riguardavano proprio la chimica e che l'esposizione delle tavole ha creato una discriminazione tra studenti che si trovavano in un'aula con la tavola e studenti che si trovavano in un'aula dove la tavola mancava. Il Tar ha parzialmente accolto il ricorso, ammettendo una parte dei ricorrenti, ossia quelli rimasti fuori per avere sbagliato quei 4 quesiti di chimica che, secondo i giudici, avrebbero potuto essere risolti più facilmente grazie alla tavola.




A Messina, invece, la situazione è più complessa. L'operato dell'Università è stato contestato con alcuni ricorsi presentati al Tar Catania. Per quale motivo? In primo luogo l'Università si è rifiutata di assegnare alcuni posti riservati agli extracomunitari ma rimasti vacanti... per mancanza di extracomunitari. Inoltre, terminata la prova, la commissione concorsuale ha richiamato i candidati in ordine alfabetico per la riconsegna dei compiti: una grave violazione delle norme in materia di segretezza delle prove concorsuali. L'Università di Messina - questo deve fare riflettere - aveva commesso lo stesso errore nel 2006 ed era per questo stata condannata dal Tar Catania con una sentenza che aveva ammesso in sovrannumero una studentessa classificatasi multi punti al di sotto dell'ultimo degli ammessi (Tar Sicilia, Catania, sez. III, n. 1528 del 2008). Bisognerà a questo punto vedere se i giudici siciliani confermeranno il loro precedente del 2008 oppure se cambieranno orientamento.

Anche il Tar Abruzzo in questi giorni ha fatto parlare di sè. Parecchi iscritti ai corsi di Medicina stranieri (prevalentemente Romania) hanno ottenuto il trasferimento all'Università dell'Aquila grazie ad alcune sentenze in cui i giudici hanno affermato che il test di ammissione vale solo per chi intende iscriversi al primo anno, non per chi è iscritto nelle facoltà straniere in anni successivi al primo e chiede un trasferimento in Italia. Il principio è interessante ma si tratta di una sentenza di primo grado: il Consiglio di Stato potrebbe riformarla. In ogni caso gli studenti ammessi grazie a queste sentenze difficilmente verranno cacciati. Quindi per loro si tratta comunque di una vittoria importante.

Complessivamente sembra che, a parte alcune vittorie locali, il sistema "numero chiuso" goda di buona salute. Anche il Consiglio di Stato ha affrontato la questione. Per la verità in maniera abbastanza categorica: i giudici hanno ribadito la validità del "numero chiuso" escludendo che esso possa essere contrario al diritto comunitario o alla costituzione. La sezione II ha affrontato il tema in alcuni ricorsi straordinari presentati da Costruiamo il domani.

Leggiamo uno dei loro pareri:

"La normativa comunitaria richiamata - spiega il Consiglio di Stato nel parere n. 5131/2010 depositato il 23 novembre 2010 - intende porre agli Stati membri obiettivi effettuali che, se conseguiti, risultino idonei a garantire adeguati profili di preparazione teorico pratica nei processi di formazione di tutte le professioni per le quali è sancita la libertà di stabilimento e il riconoscimento della equipollenza delle abilitazioni professionali. In un certo senso, l’adeguatezza degli standard formativi e professionali è la precondizione per realizzare una effettiva parità di posizioni e libertà nel mercato e del mercato. La normativa comunitaria tuttavia non impone un strumentazione specifica per conseguire questi obiettivi; si tratta allora di valutare se la tecnica scelta dal legislatore italiano (quella del numero chiuso o programmato in modo rigido) sia idonea a conseguire questi risultati effettuali o sia incoerente ( e quindi non ragionevole) rispetto alle finalità poste dalla normativa comunitaria. In questa stessa ottica di sistema va collocata la questione relativa all’asserita incostituzionalità del criterio del fabbisogno professionale. In linea generale è opportuno sottolineare che le potenzialità formative in campo sanitario non sono funzione delle richieste del mercato ma, in primo luogo, delle esigenze di copertura dei fabbisogni del sistema sanitario nazionale, articolato su base regionale, fabbisogni che rendono esigibile un livello essenziale di cittadinanza di esclusiva competenza statale (art. 177, comma 2, lett. m). Naturalmente la formazione nei singoli Stati membri deve comunque essere idonea a conseguire standard di preparazione adeguati. In questa ottica, la scelta di uno Stato membro di utilizzare lo schema del numero chiuso, superabile attraverso prove selettive organizzate su base di imparzialità e trasparenza, resiste ad un controllo di ragionevolezza e proporzionalità, anche se possono immaginarsi schemi e tecniche diverse. Al riguardo, va osservato che il parallelismo con l’esercizio della professione di farmacista non è del tutto coerente, in quanto in questo settore appare prevalente il profilo commerciale. In ogni caso, la questione è già stata posta e valutata (e respinta) nei suoi profili di costituzionalità (cfr. Sent. n. 338 del 1998 della Corte Cost.) e appare manifestamente inutile riproporla nuovamente".


Il ragionamento del giudice merita il massimo rispetto tuttavia io non penso affatto che la legge n. 264/99 rispetti i dettami della sentenza n. 383 del 1998 (non "338 del 1998" come erroneamente indicato dal Consiglio di Stato), perchè quella pronuncia si limitava a stabilire un principio generale (possibilità di limitare l'accesso universitario, tramite "numero chiuso", per motivi organizzativi) mentre la legge 264 lo ha implementato. Il legislatore, nell'attuazione dei (giusti) principi sanciti dalla Corte costituzionale, si è però lasciata prendere la mano. Ha introdotto un meccanismo sproporzionato volto più a tutelare la rendita di posizione dei professionisti che l'interesse della società.

Non dovrebbe essere il Miur ha stabilire quanti medici servo in Italia, ma il mercato, anche perchè un medico italiano ha il diritto di trasferirsi in altri Paesi europei.

* * *

Quanto resisterà ancora il "numero chiuso"? Impossibile dirlo.

La legge 264/99 è una pessima legge perchè consente al Miur di contingentare le immatricolazioni tanto negli atenei pubblici che in quelli privati. Qualunque università - dimostrando di avere le attrezzatura necessarie - dovrebbe invece essere messa nelle condizioni di aumentare l'offerta formativa senza interferenze ministeriali. Ma, per quento discutibile, è pur sempre una legge dello Stato.

Bisognerebbe modificarla. Ma la politica di sicuro non muoverà un dito, perchè sono più forti gli interessi di chi già esercita la professione che di tutti gli altri (studenti e consumatori). Tar e Consiglio di Stato, inoltre, hanno già detto la loro sulla legittimità del "numero chiuso". Difficilmente cambieranno idea, almeno nell'immediato.

Penso per cambiare il sistema ci vorrebbe una nuova sentenza della Corte costituzionale, o della Corte di Giustizia dell'Unione europea, o della Corte europea dei diritti dell'uomo. Corte costituzionale e Corte di Giustizia, comunque, non possono pronunciarsi se non a seguito di un rinvio del giudice amministrativo (il quale, come visto, ritiene il rinvio superfluo perchè considera la legge legittima).

Resta la Corte europea dei diritti dell'uomo. Che infatti è stata già sommersa da centinaia di ricorsi. Anche Costruiamo il domani ha presentato i suoi. Gli studenti lamentano la violazione del diritto all'istruzione. Prima di ottenere una sentenza potrebbero passare anni: la Corte esamina per primi i ricorsi relativi alle violazioni più gravi (torture, detenzioni illegittime, diritto alla salute) e poi tutti gli altri. Il diritto all'istruzione è meno urgente rispetto agli altri diritti della Convenzione, nessuno lo nega. Di conseguenze è facile immaginare che questi ricorsi finiranno in fondo agli elenchi.

Tra l'altro i ricorsi potrebbero benisimo essere respinti. Tra gli addetti ai lavori c'è un certo scetticismo. E' stato detto che l'accesso universitario è materia di competenza esclusiva degli Stati e che la Corte europea non può sindacare la validità di un metodo di selezione piuttosto che un altro. Convincere la Corte ad accogliere i ricorsi non sarà semplice. In caso di accoglimento, comunque, il Governo italiano sarebbe costretto a rivedere la legge e a liberalizzare gli accessi.