venerdì 23 novembre 2007

Commento su "La responsabilità etica dell'Architettura - la campagna di Sir Richard Rogers -"

Ho letto il post che recentemente Angelo ha pubblicato ed ho inizato a scrivere una mia riflessione che si è allungata così tanto da non avere più la parvenza di commento, ma quasi di introspettiva sulla nostra città. E credo che l'intento di Angelo nel pubblicare quel pezzo fosse porprio questo. Ho dunque deciso di aprire un post se stante perchè per la lunghezza e forse tediosità dell'intervento era più consono uno spazio siffatto e non un commento. Ringrazio Angelo per essere stato in grado di "smuovere le umani coscienze" e spero vivamente che tutti voi altri siate tanto presi da quel post da maturare una riflessione e da volerla condividere con tutti noi.

Di seguito trovate il mio pensiero. Scusate nuovamente per la sua lunghezza e forse tediosità.


Questa intervista è assolutamente interessante e ancor di più sconcertante: vorrei porre l'attenzione su una immagine che viene al lettore man mano che si scorrono le parole dell'architetto Rogers, ossia il grande, stridente contrasto con le nostre città, soprattutto con PALERMO! Questo stesso contrasto è poi messo sotto i riflettori dalla stessa giornalista (abbastanza abile a giocare su questa dicotomia) e in primis dall'architetto inglese... L'impressione che dopo questa lettura mi resta, insieme ad un'idea in me connaturata da tempo, è che effettivamente da noi le cose vadano molto male, in tantissimi ambiti e l'urbanistica/architettura è uno di questi.. Volendo parlare della nostra città, come possiamo dimenticare lo "scempio di via Libertà" depredata di quasi tutte le sue bellissime ville stile liberty in seguito alle concessioni edilizie firmate dall'allora assessore ai lavori pubblici, Vito Ciancimino? Un panorama artistico perduto nel giro di poche notti... Ma il discorso sarebbe quasi troppo riduttivo se lo fermassimo puramente ad una questione di "bello artistico": il problema è che le città, le NOSTRE, non sono a misura d'uomo e in quanto tali non sono affatto vivibili. Quella multifunzionalità di cui parlava Rogers, in questa sua intervista, a Palermo in parte c'è, ma in molta altra parte manca. La città a mio avviso deve essere il punto primo di cui un cittadino dovrebbe vantarsi, e partendo dal centro storico ed arrivando alla periferia di Palermo c'è ben poco di cui si possa andare parlando fieramente... Per esempio: il centro storico rappresenta l'anima di una città, ciò che, chiunque voglia conoscere quell'urbe, deve andare a visitare, poiché in esso è custodita la storia millenaria della stessa città. Eppure il nostro centro storico sembra tutt'altro che lo scrigno della nostra storia: palazzi lasciati al loro destino, in un evidente stato di abbandono ed in quanto tali spesso non facilmente affittabili a gente del luogo. Da qui nasce una sorta di "invasione" extracomunitaria di buona parte del centro di Palermo (almeno dalla zona che va dalla stazione sino quasi via Bandiera); invasione la quale è giusto e necessario che esista e che ci sia poiché le nostre società ormai sono multirazziali e multiculturali, e poiché l'integrazione deve essere la prima cosa che una città deve sapere offrire a chi sta chiedendo a quel posto una residenza per la futura vita sua e dei suoi familiari. Ma se integrazione deve essere, che lo sia in uno spazio (nel nostro caso il centro storico) che prima ancora di tale invasione sia stato riportato ai suoi “fasti”, tale da poter dire alle genti di Palermo e a coloro che a Palermo arrivano: “Benvenuti, questa è la nostra storia: aiutateci a renderla ancora più gloriosa”. Certo, è vero che negli ultimi 5 anni abbondanti molti interventi sono stati compiuti per riqualificare la “zona d’identità della città”, ma credo possa essere un grave errore supporre che si sia raggiunto l’obbiettivo che ci si era prefissato.

E che dire poi della periferia? Beh, guardiamo due versanti: lato Villabate e lo Zen. Magari ho preso due esempi molto estremi, soprattutto l’ultimo ma credo rendano bene l’idea. Partiamo proprio dallo Zen, anzi quartiere San Filippo Neri: chi ha mai potuto immaginare che la città, anzi prima ancora il quartiere in cui si vive, non debba essere il punto primo di rilancio sociale e affermazione culturale? Sicuramente non chi ha costruito la Zona Espansionistica Nord di Palermo, perché chiunque entra in quella zona viene pervaso da un senso di tristezza e da una voglia di evasione che difficilmente potrebbe non essere giustificata. Come fare a non restare soffocati da quegli enormi palazzoni monotinta, affacciandosi dalle finestre dei quali si riesce solo a scorgere la persiana del dirimpettaio, o al più il condominio più vicino? Come può essere una struttura siffatta il punto di rilancio per i suoi abitanti o ancor peggio una “struttura multifunzionale” ove dire “ci lavoro, ci passo il tempo libero, CI VIVO”? Come potrebbe mai un obrobrio della moderna urbanistica far nascere un sentimento di quiete nell’animo dell’abitante se l’unico pensiero che vien in mente costeggiando quei palazzoni è la fuga? Preferisco però non addentrarmi troppo su questioni sociali che magari non sono nemmeno di mia competenza, poiché mi rendo ben conto che la questione “ZEN” è molto delicata per cento ragioni e forse questa urbanistica rappresenta soltanto la centunesima…

Mi voglio servire invece dell’esempio di Villabate per ragionare un po’ su un altro punto relativo all’intervista di Richard Rogers: proprio l’altra sera parlavamo con l’amico Angelo Priolo della questione “viabilità” a Palermo, convenendo che probabilmente non serviranno nemmeno gli attuali piani del nostro Comune per correggere una situazione, quella nostra, che sembra ormai potere soltanto peggiorare.. E’ vero che la presenza di un passante ferroviario, dei tram e di chi per essi può rappresentare un punto di partenza, a mio avviso anche ottimo, per creare un efficiente sistema di trasporto pubblico.. Ma è pur vero che a Palermo MANCA la cultura del trasporto pubblico perché tutti noi, me incluso, abbiamo l’idea che spostarci in macchina sia più comodo, poiché dipendenti solo e soltanto da noi stessi.. Perché quando vuoi tornare a casa o spostarti per la città basta accendere la macchina!!! La situazione reale è però ben diversa, poiché tanto per citare il celeberrimo film di Roberto Benigni, “Jhonny stecchino”: “il vero problema di Palermo è IL TRAFFICO”. E, in ogni caso, seppure dipendente solo da te stesso/a, ti ritrovi ugualmente bloccato/a nel traffico con accanto alla corsia lungo la quale la tua macchina procede ad un passo di tartaruga tanto lento da “consentire finalmente ad Achille di raggiungere la Tartaruga”, lo stesso autobus che avresti potuto prendere per ritornare a casa. E, mentre procedi, capisci d’aver fatto una enorme stupidaggine a spostarti in macchina, perché hai perso i soldi della benzina impiegando lo stesso tempo impiegato dal trasporto pubblico… E ti senti due volte scemo/a!!!!

C’è però da sottolineare anche che quella sopraccitata idea della comodità del trasporto privato su quello pubblico nasce da una realissima situazione di “malfunzionamento” del trasporto pubblico stesso. Volevo parlare della Palermo confinate con Villabate proprio in questo senso: come si può preferire al trasporto pubblico quello privato se chi deve spostarsi verso il Centro città corre il rischio di dovere attendere più di mezzora alla fermata un bus che, una volta arrivato, sarà così affollato da non permettere nemmeno alle formiche di respirare? E il discorso va esteso anche alle altre zone della periferia della nostra città… In questo si palesa il paradosso della nostra città, come mi disse Angelo stesso quella sera: il centro storico, che sicuramente vede viaggiare un volume di persone nettamente superiore a quello dalla periferia, è più “fittamente” collegato da una rete di trasporti che quasi (QUASI) sfiora l’efficienza mentre la periferia (dalla quale giungono potenzialmente più della metà di coloro i quali fan parte di quel volume di cui si parlava prima) è abbandonata quasi (QUASI?) del tutto al suo destino. In tal senso magari sono da leggere gli interventi del Comune, ma nonostante ciò c’è qualcosa ancora che stride con quanto detto da Rogers e che ben si inserisce in questo ragionamento: la creazione di nuovi parcheggi. Come può una città dedita al “comodismo” accettare l’idea, la cultura del trasporto pubblico se a questa stessa vengono fornite delle strutture opportune ove lasciare la propria vettura in sosta per tutto il periodo che si vuole? E su questo aspetto voglio fermarmi, perché ci sarebbe da chiedersi anche come sono distribuiti i proventi di tali parcheggi, che forse non tutti sanno che saranno per molti anni riversati solo ed esclusivamente nelle casse di chi li ha costruiti..

Ecco, in tal senso si apre la mia riflessione all’intervista di Rogers, e se proprio devo dirla tutta, forse per il siculo pessimismo o per “esperienza di vita vissuta”, non sono molto ottimista del futuro, ma mi fido… Mi fido della presunta capacità di chi governa di circondarsi di persone valide che sappiano dare alla nostra città un aspetto migliore e una vivibilità al pari degli standard europei. Mi fido di coloro i quali hanno realmente la possibilità di chiedere una mano a gente come Rogers che di questa professione ha fatto una sorta di “missione personale”.

Mi fido..

Mi voglio fidare..

1 commento:

  1. Ti ringrazio per l'ampio commento/intervento in risposta al mio ultimo post che dimostra l'attenzione dedicata alla lettura. Sono contento, significa che di certi temi si ha voglia di parlarne e, anche se nn se ne parla, certe cose poprio non possono non essere viste.
    Sono contento perchè desideravo proprio stimolare la riflessione e guidarla anche su Palermo. Poi ti faccio i complimenti, perchè in molte righe di questo commento, si legge una sensibilità da urbanista verso certi temi (tipo quello del centro storico - che è esattammente quello che hai detto tu-);inoltre il tuo intervento "elenca" una serie di punti, di temi (sulla vicenda urbanistica della nostra città, ma anche su argomenti più generali) che potranno (anzi, credo saranno) oggetto e fonte di ispirazione per nuovi interventi.
    Beh, che dire di più...Grazie!

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"Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un'opinione diffusa sia cretina anziché sensata". Bertrand Russell.