mercoledì 11 dicembre 2013

Il "numero chiuso" alla Corte europea: riflessioni finali sul caso Tarantino


Il 2 aprile 2013 la Corte europea dei diritti dell'uomo si è pronunciata sul caso "Tarantino e altri c. Italia".
La sentenza è diventata definitiva il 9 settembre, quando il panel di 5 giudici ha respinto il rinvio alla Grande Camera che avevamo presentato, confermando in questo modo la sentenza. E' tempo di fare un bilancio.

Ottenere un rinvio alla Grand Chamber non era affatto semplice. Il rinvio viene concesso solo in "casi eccezionali". Nella riunione del 9 settembre, per fare un esempio, sono state proposte 19 istanze di rinvio alla Grand Chamber, ma solo una di esse è stata concessa (Rohlena v. the Czech Republic).

Non intendo esprimere un'opinione "di merito" sulla sentenza, perché non mi considero abbastanza autorevole per farlo e perché non ho l'imparzialità necessaria, avendo vissuto in prima persona tutte le fasi processuali. Ma posso dire che questa pronuncia - tanto nella parte scritta dalla maggioranza che nella dissenting opinion del giudice Pinto de Albuquerque - offre spunti di riflessione interessanti sul "diritto all'istruzione" e sui poteri dello Stato nel limitarlo, come dimostra il fatto che è stata selezionata per la pubblicazione.

L'accoglimento del ricorso probabilmente avrebbe costretto il nostro Paese a modificare la legge sul "numero chiuso", magari prendendo spunto da quanto accade in altre Nazioni d'Europa dove esistono meccanismi differenti, grazie anche a un maggiore ruolo delle università private. Il legislatore italiano avrebbe forse dovuto modificare i criteri per l'accesso, che attualmente si basano non solo sulla capacità formativa delle università, ma soprattutto su stime occupazionali. Una delle tesi centrali del ricorso era infatti quella della illogicità di queste stime, in passato già censurate dall'Antitrust e da numerosi Tar (ma non dal Consiglio di Stato che le ritiene legittime).

Il ricorso invece è stato rigettato. Ma questo non significa che l'attuale legge sul "numero chiuso" è destinata a durare per sempre. Il tempo passa e l'ordinamento giuridico muta. Anche in Paesi come la Francia - storicamente favorevoli a questo strumento - cominciano ad affiorare voci contrarie. Dunque la storia del "numero chiuso" è ancora tutta da scrivere. E non mi riferisco solo alla possibilità che la Corte europea in futuro muti il proprio orientamento, ma soprattutto alla possibilità che la questione approdi alla Corte costituzionale... oppure che il Parlamento decida di modificare la legge. Il futuro potrebbe riservare interessanti sorprese.

Vorrei concludere con una considerazione più generale. 
I cittadini che ritengono di essere stati danneggiati da un provvedimento amministrativo fanno bene a rivolgersi all'Autorità giudiziaria, ma non possiamo demandare ai giudici la risoluzione di tutti i problemi della nostra società. Spesso l'ingiustizia lamentata dal cittadino, pur rimanere nel campo del diritto amministrativo, deriva da una legge ingiusta che la Pubblica Amministrazione (anche volendo) non può disapplicare. Una legge ingiusta determina regolamenti amministrativi ingiusti che a loro volta determinano provvedimenti amministrativi ingiusti. Ma le leggi - questo è il punto - non piovono dal cielo! Sono votate dal Parlamento, ossia dai rappresentanti del Popolo italiano. Penso che noi cittadini, prima ancora di rivolgerci ai giudici, dovremmo farci sentire in maniera più decisa dai nostri rappresentanti e chiedere democraticamente l'abrogazione delle leggi che riteniamo contrarie all'interesse generale. Sarebbe bello che non si parlasse di "numero chiuso" solo a settembre, quando si svolgono i test di accesso e fioccano i ricorsi degli esclusi, ma anche dopo. Se questa legge non piace agli Italiani forse occorrerebbe modificarla.

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"Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un'opinione diffusa sia cretina anziché sensata". Bertrand Russell.