sabato 2 giugno 2012

Corte europea, giovedì sentenza su "Europa 7"

Era stata definita "La tv che non c'è". Europa 7 nel 1999 aveva vinto una concessione per iniziare le trasmissioni televisive, ma a causa della mancanza di frequenze libere non era stata in grado di andare in onda. Il suo canale era infatti occupato da due emittenti (Retequattro e Tele+Nero) che, pur non avendo ricevuto la concessione, erano state autorizzate "in via temporanea" a continuare le trasmissioni. Una situazione di stallo che praticamente si è protratta per dieci anni.
Europa 7 rischia di trasformarsi in un affaire molto costoso per il nostro Paese.


L'imprenditore Francesco Di Stefano, dopo un decennio di battaglie legali, si è rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo per ottenere un risarcimento del danno (le frequenze gli sono state assegnate definitivamente nel 2010). Il ricorrente lamenta la violazione degli artt. 10 (libertà d'informazione), 14 (divieto di discriminazione), 6 (giusto processo) e 1 del protocollo n. 1 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (diritto di proprietà). 

Giovedì 7 giugno, alle 10 di mattina, sarà depositata la sentenza, emessa dalla Grande camera (e dunque non impugnabile). 

Ho letto la statement of facts e ho visionato l'udienza pubblica del 2011. Mi sono convinto che il nostro Paese ha gestito talmente male la vicenda che probabilmente il ricorso verrà accolto e la Corte fisserà un'ulteriore udienza per liquidare i danni. Dieci anni di ingiustizie si pagano cari. Corriamo il rischio di dover sborsare una cifra più alta dei 49 milioni di euro di Punta Perotti.

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"Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un'opinione diffusa sia cretina anziché sensata". Bertrand Russell.