sabato 6 marzo 2010

Decreto "salva liste": non sarà incostituzionale?


Mi dispiace che le liste di Formigoni in Lombardia e della Polverini nel Lazio siano state escluse dalla competizione: molti elettori verranno privati del diritto di voto. Mi sarebbe dispiaciuto, allo stesso modo, se a restare fuori era la lista del Pd. Il ragionamento che voglio fare, quindi, non è animato da uno spirito "partigiano", ma poggia su basi giuridiche: sulla Costituzione, sulle leggi dello Stato e sulle sentenze del Consiglio di Stato...

Ritengo che l'esclusione delle liste sia da imputare esclusivamente ai responsabili locali del Pdl (i presentatori di lista), non a fattori esterni, e dunque non mi sembra giuridicamente corretto che il Governo sia intervenuto legislativamente con un decreto legge sana-liste. Temo che tale intervento sia incostituzionale e che le elezioni saranno annullate dal Tar, magari dopo dopo una pronuncia della Corte costituzionale che attesta l'illegittimità del decreto legge.

Analizziamo la situazione dal punto di vista giuridico.

1. I termini per presentare le lista sono perentori, anzi, granitici.
2. Tardare la presentazione di soli 5 minuti vuol dire restare fuori dalla competizione (in questo senso le numerose sentenze del Consiglio di Stato). La legge in esame è ragionevole perchè prevede un termine minimo e un termine massimo per depositare le liste: un partito che decide di presentare la lista all'ultimo minuto, come fatto dal Pdl, lo fa a suo rischio e pericolo.
3. Qualcuno, tuttavia, replica che senza il Pdl la competizione sarà falsata. Sono obiezioni infondate perchè, anche senza il Pdl, gli elettori potranno comunque scegliere tra altri candidati (quattro nel Lazio e sei in Lombardia). Non sta scritto da nessuna parte che un partito, solo per il fatto che è il più numeroso, deve beneficiare di un trattamento di favore rispetto agli altri. la legge è uguale per tutti. Per queste ragioni ritengo che sia irragionevole voler riammettere le liste. L'intervento del Governo, a mio parere, si profila incostituzionale per violazione del principio di uguaglianza e ragionevolezza stabilito dall'art. 3 della Costituzione.
4. Nel merito, comunque, il Governo ha scelto un modo pericoloso di intervenire. Il Consiglio dei ministri ha emanato infatti un decreto legge di "interpretazione autentica" che modifica retroattivamente la norma affermando che la presenza di un individuo nel tribunale vale come prova della presentazione delle liste ed affermando, dulcis in fundo, che gli eventuali ricorsi al Tar contro l'ammissione dela lista potranno essere presentati solo dopo le elezioni e non prima.
5. Il provvedimento puzza di incostituzionalità. In primo luogo, affinché un decerto legge venga emanato, servono situazioni eccezionali di "necessità e urgenza". Lo prevede la Costituzione. In questo caso tuttavia manca certamente la necessità, perchè anche senza il Pdl le elezioni potrebbero svolgersi correttamente per la presenza di altri candidati...
6. Ma, ammesso che il decreto sia "necessario", certamente esso non è conforme all'art. 15, comma 2, della legge n. 400 del 1988, ai sensi del quale il Governo non può emanare decreti legge "nelle materie indicate nell’articolo 72, quarto comma, della Costituzione" (cioè in materia di elezioni).
8. Qualcuno obietta che il decreto, in effetti, interpreta, non modifica la legge! osservazione ingegnosa ma palesemente infondata. Un mutamento radicale dell'interpretazione, come quello prospettato dal Governo, equivale in ogni caso a una modifica della legge. In pratica si è attribuito alla legge, surrettiziamente, un significato totalmente assente dalle singole disposizioni...

Non era questa la strada da seguire. Il Pdl avrebbe dovuto ammettere i suoi errori di fronte all'opinione pubblica e chiedere all'opposizione di rinviare le elezioni di 2 settimane. Questo avrebbe permesso di ripresentare le liste. L'opposizione, di certo, non avrebbe potuto opporsi a una simile richiesta. In caso contrario, infatti, avrebbe dato a tutti l'idea di voler "vincere a tavolino" e una simile pubblicità, in tempo di elezioni, si paga a caro prezzo, di modo che la vittoria nelle due regioni sarebbe stata accompagnata probabilmente dalla sconfitta nelle altre undici...

Ricordate come lo spagnolo Zapatero ha vinto le lezioni, vero?

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"Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un'opinione diffusa sia cretina anziché sensata". Bertrand Russell.