lunedì 24 settembre 2007

Paesaggio – Ambiente – Territorio


Subito dopo essere stato invitato a far parte del Comitato “costruiamo il domani”, ho ritenuto necessario o, se vogliamo, “ideale” dedicare il mio primo intervento su questo blog alla precisazione di tre termini: “territorio”, “ambiente”, “paesaggio”. Ben più di un motivo mi ha indirizzato verso questa scelta.

Il primo (o il principale) motivo dipende dalla mia formazione e da mie aspirazioni professionali. Il mio desiderio è quello di parlare e riflettere, in questo blog, su temi, problematiche, pratiche (nel senso di “azioni”) riferite principalmente a questi tre concetti. Ragion per cui (secondo motivo) è necessario preliminarmente, da parte mia, chiarire i diversi significati espressi da questi tre vocaboli, in maniera che non siano confusi l’uno per l’altro, come spesso avviene.

Terzo motivo: tale precisazione concettuale è praticamente l’argomento della prima lezione frontale a cui ho assistito al corso di laurea che frequento e che sto concludendo ( ci sono quasi affezionato).

Andiamo al nodo della questione dunque.

“Territorio”, “Ambiente”, “Paesaggio” sono vocaboli che spesso vengono confusi, o usati indiscriminatamente come se i loro significati siano i medesimi. Tale confusione di termini si verifica anche in ambito accademico, o tra “addetti ai lavori”, e (a mio modesto avviso) dipende dalla capacità espressa da questi tre termini di disporsi a “matrioska”, come se uno contenesse (sia in senso logico che fisico) l’altro. Quindi spesso si può cadere nell’inganno, e per semplicità logica considerare i tre termini come tre sinonimi utili alla stessa maniera ad indicare un’unica ed indifferenziata bambola di legno.

Da una parte, il problema ha estrema rilevanza in ambito professionale (per architetti, urbanisti, pianificatori, ma non solo) perché si tratta di tre concetti fondamentali che definiscono l’ambito di intervento, l’approccio o il giusto punto di vista da adottare, gli “attrezzi” da utilizzare. Per capirci, se ci trovassimo davanti al problema di dover appendere una immagine ad una parete, potremo muoverci sempre e comunque con chiodo e martello?<Ovviamente no!> (risponderanno i miei lettori). Prima bisogna ben capire quale sia l’immagine e quale la parete tra le due. Molto, poi, dipende dal tipo di parete: che sia di cemento, di pietra, di legno, di gesso o di cartone non è irrilevante. In certi casi (martello in mano) avremo risolto il problema più o meno efficacemente, in altri saremo stati inefficaci del tutto, in altri avremo fatto parecchi danni. Dall’altra parte ritengo che una tale chiarificazione sui termini serva anche fra i “cittadini” (praticamente mi riferisco a tutti quelli che guardano “appizzare” l’immagine sulla parete e che sono quasi sempre i proprietari della parete) , all’opinione più comune e pubblica, per sviluppare un giusto sentimento critico, una sensibilità più consapevole verso i problemi che si propongono (e ahimé spesso si ripropongono) su questi tre ambiti.

Naturalmente chi vi scrive c’ha messo un po’ a capire certe cose, e utilizzerò, semplificando e sintetizzando, gli scritti di Rosario Assunto.

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"Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa, non è affatto una prova che non sia completamente assurda. Anzi, considerata la stupidità della maggioranza degli uomini, è più probabile che un'opinione diffusa sia cretina anziché sensata". Bertrand Russell.